I tradizionali festeggiamenti del “Martedì di sant’Anna”, che ogni anno si svolgono il primo martedì di febbraio, hanno avuto, con la classe del 1999, un esito poco gradito.
Difatti, dopo la celebrazione della messa e la fiaccolata, i ragazzi del ’99 hanno disturbato la quiete pubblica, girovagando con le auto per tutto il centro storico, a una velocità poco raccomandabile che ha fatto scattare le segnalazioni di alcuni cittadini che invano avevano tentato di far cessare le scorribande (e fin qui non sarebbe la prima volta). Ad aggravare la situazione, alcuni dei ragazzi hanno imbrattato con delle bombolette spray le coperture dell’affresco seicentesco «L’As sunzione della Vergine» – al momento sottoposto a un intervento di restauro – sulla facciata della Matrice Vecchia e i pannelli che coprono i lavori di ristrutturazione del Cin Cin Bar.
Ai tre giovani, individuati dai carabinieri della stazione di Castelbuono grazie ai video che alcuni cittadini hanno fatto durante la notte del 6 febbraio, sono stati tolti 30 punti dalla patente e sono state fatte elevate sanzioni per violazioni del codice della strada. Inoltre, è stata aperta un’inchiesta giudiziaria per altri tre ragazzi per danneggiamento ai danni di opere d’arte ed esercizi commerciali.
Quello che un tempo era una tradizione volta a una rispettosa richiesta di protezione alla santa patrona, prima della partenza per il servizio militare, oggi non solo viene svuotata di senso, considerando che il servizio di leva obbligatorio è stato già abolito da tempo, ma diventa tristemente un’occasione per fare baldoria fine a se stessa. Come se non ci fossero abbastanza occasioni per farne. Niente a che vedere comunque con la baldoria dei soldati di un tempo.
Nessun reale entusiasmo, nessun ideale, nessuna coscienza dell’azione rituale. Solo un caos in cui è davvero difficile trovare un senso. Perché se i giovani di oggi, non conoscono né si riconoscono nelle antiche tradizioni, non è necessariamente una colpa atroce. Ma strumentalizzare un evento simbolico svuotandolo di senso e ribaltandone gli effetti non è giusto. Alla luce di questo, ci chiediamo – ed estendiamo la domanda – se questa potrebbe essere l’occasione buona per mettere fine a un festeggiamento che non ha nulla a che vedere con i giovani di oggi, con quello che provano o con quello di cui hanno bisogno.
(fonte GdS | Giuseppe Spallino)