« Se mala segnoria, che sempre accora
li popoli suggetti, non avesse
mosso Palermo a gridar: “Mora, mora!”. »
(Dante, Divina Commedia, canto VIII del Paradiso)
Il gioco s’è fatto duro. E, quando il gioco si fa duro – come è noto – i duri cominciano a giocare. Campagna referendaria, esito e commento del voto, presentazione di simboli, incontri pubblici e privati, ufficiali ed ufficiosi: ce n’è abbastanza per dare ritmo (settimanale?) alla narrazione, per mettere sale e soprattutto pepe dentro il nostro pentolone degli insindacabili in salsa locale. E siamo ancora all’aperitivo.
Se non fosse che l’amministrazione piazza in piazza un albero che neanche la Raggi a Roma, talmente triste che i turisti non fotografavano più il castello, ribattezzato albero-cipolla per le lacrime che ne conseguivano; talmente bruttino che quasi veniva da credere che fosse fatto apposta, per riabilitare agli occhi degli astanti l’ex cine teatro dinnanzi. Per cui ci siamo distratti un po’ tutti, intristiti da quella vista adesso mitigata dall’albero sostituto, e ha sgonfiato la coda post-referendum in cui ci aspettavamo fuoco e fiamme.
Qualche lapillo c’è stato, e certamente ci sarà in seguito, perché chi metterebbe la mano sul fuoco che Andiamo Oltre saprà andare oltre indenne alle fazioni tra il NO ed il Sì? Accamora sì, verrebbe da dire. CGIL, Ciceriani, giovani oltranzisti da un lato, per l’occasione insieme a Karmelo, a destrosi, grillini e a verdi (non aiverdini, attenzione: quelli, se presenti, vanno annoverati nel fronte opposto). Per il Sì, infatti, per smentire l’accozzaglia, stavano insieme Sindaco e Peppe Fiasconaro per dirne due, ma anche i c.d. renziani, molti anziani, alcuni marziani e diversi ziani. Si votava nel merito della Costituzione, certamente, però non è mai semplice come appare. Tant’è che, come sempre, hanno vinto un po’ tutti. Chi ha vinto perché ha vinto, anche se ai punti ha vinto meno di altri, e chi ha perso perché, tra chi ha perso, ha vinto abbastanza. E non vi sembra, ad esempio, che ci fossero altre sfide nella sfida, oltre Renzi sì e Renzi no? Per dirne una: Mario Cicero vs Sen. Di Giorgi? E questa è una sfida che finisce qui o che ambisce a fasi più avanzate del nostro reality? Tante domande insomma, resta che gli Andanti Oltre per il No erano a baluardo della Costituzione ma con il rischio di scalfire l’appena Costituito (movimento). Dicevamo, per la serie Accamora: perora tutti insieme, domani… chissà.
A proposito. Il Movimento si è da pochissimo lanciato in una scelta del candidato sindaco attraverso una selezione pubblica che neanche ad X Factor, preceduta da nominativi in busta chiusa e senza troppe parole ulteriori. Una delle parole consentite però, come accadde già in provincia sul finire del 1200 segnando la fine degli Angioini, è il nome di un legume, usato oggi come allora come discriminante tra il vivere e il morire: Si-se-rò. Ma c’è ancora chi punta sulla garibaldina, la cosiddetta donazione Romé…
Tra gli Accamora, addirittura, si è giunti al punto di indire un’assemblea per indicare il profilo del candidato sindaco. Visti i tempi che corrono, si sperava che venisse indicato il profilo Facebook, un link per esempio, così da comprendere tutti il nome (ma anche le foto, gli amici, il pensiero e soprattutto l’intimo turpiloquio), per avere un’indicazione molto più chiara. Sembrava un’ottima idea.. ed invece no. E non era neppure il profilo in senso stretto, la vista di fianco del voto del prescelto, no: era semplicemente una definizione di belle caratteristiche decisamente generiche. In pratica: nessuna candidatura (quantomeno ufficiale) nella serie Accamora.
E con la serie The Gianfrix, invece, com’è finita? Nella prossima puntata manderemo in onda un RVM, in attesa che gli altri – quelli di “Svolta popolare”, che non ci manda neppure i comunicati, o di “L’altra faccia of the moon” – facciano delle mosse più consistenti.
Gli Insindacabili – nelle scorse puntate: