Riportiamo qui di seguito un articolo uscito su Le Madonie l’1 aprile 1974 – e condiviso sul proprio profilo Facebook dal concittadino Antonio Bonomo – che racconta l’episodio in cui i Castelbuonesi, guidati dall’allora Sindaco Mariano Raimondi, nel 1920, riuscirono ad acquistare il Castello dei Ventimiglia, messo all’asta in seguito alla caduta della nobile casata.
Siamo nel 1920, alla vigilia di un giorno decisivo. Il sole doveva ancora spuntare quando Angelo Cangelosi, allora guardia municipale, uscì di casa con un fucile in spalla. Non era in divisa ma vestiva l’abito civile piu’ frusto, usato per qualche gita in campagna o per la caccia. La quiete della notte era appena turbata dal risveglio di un nuovo giorno di lavoro, qualche bottega cominciava ad aprire un battente, i lattai davano la sveglia ai clienti e si apprestavano a mungere le capre facendo schizzare il latte con un getto violento dentro il misurino, per farne aumentare la schiuma, la voce di un venditore ambulante di caffe’ delle ore antelucane si levava di tanto in tanto e alla svolta di ogni strada, per offrire, a poco prezzo, una tazzina della sua bevanda calda e profumata. Ristorato con una di quelle tazzine di caffe’, Angelo Cangelosi proseguì la sua strada fino in via S.Leonardo, 18, dove abitava il Sindaco, appena busso’ alla porta, Mariano Raimondi gli venne incontro, seguito dal figlio, Aurelio, ancora ragazzo, entrambi in abiti dismessi, che potevano essere scambiati per contadini, e frattanto un altro uomo si fece innanzi con una cavallina sarda gia’ bardata per farvi montare il Sindaco. Insieme si avviarono per una via di campagna con l’apparente intenzione di una semplice partita di caccia.
Procedevano pero’ guardinghi, come se temessero di fare qualche cattivo incontro e proseguendo il cammino attraverso sentieri e trazzere, sempre fuori dalla via maestra, riuscirono a raggiungere lo scalo ferroviario. Il Sindaco aveva le sue ragioni per comportarsi in quel modo, perche’ sapeva che in quel momento correva pericolo di vita. E lo sapeva anche la moglie, rimasta a casa piangente e preoccupata. E non soltanto perche’ egli portava addosso una somma rilevante per quei tempi ma principalmente perche’ sapeva delle continue minacce, aperte e larvate, di cui il marito era stato fatto segno in quei giorni. Egli intendeva recarsi a Termini Imerese per prendere parte ad un’asta giudiziaria e c’era chi voleva impedirglielo. I contendenti, di metodi spicci, dove vane minacce, avevano perfino organizzato un agguato lungo la strada percorsa dalla corriera, ma per fortuna, una palombella gli aveva soffiato il pericolo all’orecchio, ed ecco perche’ il Sindaco aveva dovuto ricorrere alla via clandestina e al travestimento per raggiungere la ferrovia.
Quell’anno 1920 segnava il tramonto definitivo di una delle piu’ nobili e antiche famiglie siciliane: I Ventimiglia, il cui fasto aveva fatto spicco, un tempo fra il lusso e una vita di sperpero, nelle nobilta’ di Palermo, erano ora in liquidazione, e il vecchio Castello che aveva dato, con un aggettivo, il nome al paese, era stato messo all’incanto. L’importanza storica del vecchio maniero aveva per Castelbuono un grande valore sentimentale e religioso. Tutto quanto appartiene a Castelbuono, di origine, di stirpe, di sangue, di costume di evoluzione civica e di storia, trova la sua matrice in quelle vecchie mura. Ma, del Castello la parte che piu’ interessa la popolazione di Castelbuono e’ l’ala che volge a ponente, quella riservata alla cappella palatina, dove vengono custodite dentro l’urna d’argento le reliquie della Madre Sant’Anna. Quello e’ il nocciolo sacro, dal quale parte l’assunzione della Santa a Patrona del paese. Ora che il castello era in vendita, bisognava evitare che cadesse in mani profane e che il comune facesse il possibile per acquistarlo a nome della cittadinanza. I fondi sarebbero stati reperiti per contribuzione popolare, il che sarebbe stato il lato piu’ significativo del fatto. Venne costituito un comitato che entro’ subito in funzione bussando a tutte le porte, invitando i concittadini d’America, questuando per le vie del paese, con a capo il Sindaco. All’ora stabilita Mariano Raimondi si trovo’ puntualmente nell’aula delle vendite giudiziarie, pronto per battersi fino in fondo. Non si lascio’ convincere dalle lusinghe, ne’ intimorire dalle minacce, egli ebbe il coraggio di insistere nella gara fino a che non ne ottenne l’aggiudicazione. C’erano i “fatali” ma ormai la sua battaglia era stata vinta ed egli lieto di aver compiuto il suo dovere, ritorno’ in paese. Era appena suonato mezzogiorno, quando la notizia del suo arrivo si sparse in un baleno e subito migliaia di persone si raccolsero, in via San Leonardo per improvvisargli una dimostrazione di plauso. Il Sindaco si affaccio’ al balcone e annuncio’ euforico e commosso il felice esito della sua missione compiuta a Termini Imerese. Si compiva cosi la vicenda dell’ acquisto del Castello, dove s’inseriva solennemente nel capitolo del patrimonio immobiliare del Comune, sotto la protezione della Madre Sant’Anna.
Rendiconto finale della raccolta popolare per l’acquisto del Castello dei Ventimiglia.
Contributo dei Castelbuonesi residenti in paese: somme inferiori a L.5 , L.773,65; somme superiori a L.5 L.23.247,50; contributo di Castelbuonesi residenti in America L.24.060,00; introiti diversi L.399,40; somma spesa per l’acquisto del Castello L. 36.930,65.
Fonte : Le Madonie, 01 aprile 1974, di G.V.Cicero