Morti di Stato e violenze gratuite. Quello che vorrei le forze dell’ordine non fossero

Le forze dell’ordine compiono un lavoro egregio. Si sono rese protagoniste di pagine gloriose della storia del nostro Paese e per tanti motivi noi cittadini dobbiamo esser loro grati. A volte, però, sbagliano di grosso. Ci sono stati due casi, ad esempio, di cui si è molto parlato recentemente. Il primo di questi è l’assoluzione in appello di tutti gli indagati al processo sulla morte di Stefano Cucchi; tra questi i medici dell’ospedale Regina Coeli, dove il ragazzo è stato curato prima di morire e la polizia, che lo aveva tratto in arresto per detenzione e spaccio di stupefacenti. Secondo l’accusa, ad uccidere il trentunenne Stefano Cucchi, nell’ottobre 2009, sarebbero stati i poliziotti che l’hanno pestato causando vistosi lividi, fratture alle costole, danni al fegato e alla vescica. In più, i medici dell’ospedale non avrebbero trattato adeguatamente il caso, e l’avrebbero addirittura lasciato volontariamente in stato ipoglicemico, contribuendo in modo determinante alla sua morte. Dalle foto scattate dai familiari in obitorio, si può evincere in che condizioni è stato ridotto.

L’esito del processo in appello è stato condizionato dalla mancanza di prove e di testimonianze su ciò che è avvenuto nelle due ultime settimane di vita di Stefano Cucchi. Da più parti è arrivato l’appello affinché chi sa qualcosa parli e aiuti a fare giustizia. Il caso Cucchi, così come il caso Uva, Aldrovandi, Sandri e gli altri che sto dimenticando, sono una serie di omicidi che vedono coinvolte le forze di polizia ma su cui è quasi impossibile fare chiarezza, perché tra colleghi ci si copre e si assume un atteggiamento omertoso. Li chiamano morti di Stato. Fa abbastanza schifo pensare che sia una prassi adottata da chi ha il compito di far rispettare le leggi e rappresenta lo Stato.

Fa altrettanto schifo vedere le immagini degli scontri tra la polizia e gli operai delle acciaierie di Terni, a Roma, durante una manifestazione che doveva essere del tutto pacifica. Risulta chiaro dalle immagini che vi è un ordine di caricare i manifestanti, prima che vi fosse stata alcuna provocazione o azione violenta. Viene da chiedersi perché manganellare addosso a degli operai che stanno rivendicando il diritto al lavoro, perché riversare violenza contro i deboli, contro chi infondo è, alla pari delle forze dell’ordine, un pesce piccolo, una vittima del sistema, del potere, un concittadino che perde il lavoro. Non c’è una spiegazione, se non la voglia di sfogare un desiderio represso di fare del male, di esercitare violenza.

Le forze dell’ordine sono certamente bersagliate dall’odio della gente. Più che i tutori della legge sono visti come nemici, come chi recita la parte del cattivo, del fastidioso. Ed è così che “sbirro” diventa un’offesa, carabinieri e poliziotti non sono rispettati e vengono insultati, non solo negli stadi. Voglio prendere una posizione chiara sulla questione: hanno torto, se la sono cercata. Però, se solo volessero, potrebbero cominciare ad essere più simpatici alla gente. Sono sicuro che se non ci fossero più altre morti come quella di Stefano Cucchi o altre aggressioni gratuite a cortei pacifici, la gente vedrebbe più di buon occhio le forze dell’ordine e ci starebbero più simpatici.

Grazie per la vostra attenzione, al prossimo appuntamento settimanale.

“Oltre Fiumara. Rubrica settimanale che apre uno spiraglio tra le cinta murarie del borgo, per far passare qualche notizia fuori dal comune.”