Il dubbio, in casi come questi, è quanto davvero abbia senso replicare ad una tale sequela di inesattezze e ad un simile linguaggio e concentrazione di simpatia. In genere, in effetti, non ne vale la pena. Però in questo caso, sbrigata la pratica su cui “un blog” elegantemente ci chiama in causa, l’occasione è buona per una riflessione più ampia e probabilmente utile, ed è ciò che ci interessa.
Sull’articolo di “un blog” (così veniamo appellati) ci vengono rimproverate diverse cose e, tra queste, che la fonte da cui è tratto l’articolo non è esplicitata. Falso. Diversamente da quanto si scrive è sempre stata lì (vedi immagine sotto) in fondo all’articolo, con tanto di link che dimostra che anche il pittoresco titolo è tratto dallo stesso (“Pioggia di milioni…”, con la nostra aggiunta, oltremodo asciutta, che quantifica il finanziamento al nostro ex-teatro). Da qui in poi, l’intero “castello” (e soprattutto tutto il “teatro” che ne consegue) perde già senso di suo.
Perché, si sa: il livore acceca, e da qui forse la svista decisiva…

L’articolo – per deformazione professionale o per onniscienza suprema – ci vorrebbe insegnare anche che “buona norma vorrebbe che si verifichino le fonti”. Meno male, perché in effetti è uno dei capisaldi del giornalismo. Purtroppo però ciò che facciamo noi (qui) non è giornalismo – come recitato nei disclaimer dei due siti – e peraltro in prevalenza ci dedichiamo a riportare notizie, dando oneri e onori alle testate che si possono candidare ad un lavoro più approfondito, anche di verifica. E’ vero: anche il solo ruolo di selezione è una responsabilità molto importante, e scegliere ad esempio di non riportare una notizia come questa (un finanziamento da oltre un milione di euro al comune di Castelbuono) – e di riportarne centinaia di altre, di ben altra levatura – è già piuttosto significativo…
Noi ci scusiamo per il ritardo con il quale abbiamo pubblicato l’articolo (ed in effetti anche di non essere intervenuti nel testo per precisare meglio sulle date), ma abbiamo fatto indubbiamente bene ad informare la collettività su una deliberazione regionale di questo tipo, pur utilizzando una fonte che ha adottato in alcuni passaggi (e nel titolo) espressioni discutibili. Non è la prima volta e molto probabilmente non sarà l’ultima.
Per cui persino il tentativo di voler far credere che ci siano errori nel merito è, oltre che maldestro, anche inopportuno: dispiacerà a taluni, ma sì, esiste un finanziamento aggiuntivo di circa un milione e duecentomila euro. Lo ribadiamo. E la notizia è vera, e quindi meritevole di essere data, proprio perché – guarda un po’ – ce ne siamo accertati.
Insomma, proprio ciò che ci viene rimproverato sarebbe rispedibile e contestabile al mittente. A partire, a questo punto, dal raffinato titolo, che invece preferiamo cestinare, sperando in un dibattito locale finalmente nuovo, diverso. Perché non se ne può davvero più.
L’acredine che sta avvelenando il paese distorce i modi e il merito delle posizioni, in politica e nella società civile, e ha raggiunto livelli talmente malsani da allontanare e avvelenare ogni occasione di possibile crescita collettiva. Come risulta del resto dall’azione di un “comitato” che, con questi toni e simile arroganza, si è arrogata le competenze di condurre un ruolo di interlocuzione e soprattutto di condurre ad un esito – alla luce dei fatti – fallimentare. L’errore a monte è delle amministrazioni, incapaci di avviare una concertazione con la comunità, e ciò ha lasciato il campo libero a figure inabili ad ascoltare e aggregare, schiacciando ogni posizione diversa e – peraltro – rimodulando in corsa la propria.
Ieri ad Isnello veniva invece presentato il progetto di una scuola innovativa, “Casa della Comunità”. Attraverso l’intuizione di un giovane sindaco e dei tecnici comunali, si è riusciti nell’ambizione di un coinvolgimento dal basso e di attuare il più possibile – considerati tempi e risorse – un processo partecipativo (ndr, c’è chi lo aveva proposto anche per Le Fontanelle), che ha coinvolto la futura utenza di quell’edificio, ha delineato esigenze e suggerito soluzioni, che bravi professionisti hanno saputo poi concretizzare – attraverso competenze specifiche, che non si improvvisano – in un progetto innovativo per il sud Italia.
A Castelbuono tutto questo è pregiudicato dal “clima” esacerbato, da una sorta di smog di cui è responsabile innanzitutto la politica e i suoi protagonisti e naturalmente dalla qualità di una visione spesso superata, divisiva e persino mediocre, laddove incapace di tenere conto dell’alta specializzazione disponibile soprattutto tra i giovani e oramai necessaria, in ogni comparto.
Auguriamoci che ognuno torni a fare la propria parte: che i cittadini o l’amministrazione non facciano il ruolo dei tecnici e viceversa. Sull’opportunità di chi si improvvisa esperto (anche) di previsioni meteo non abbiamo altro da aggiungere.