Al sindaco leghista di Alimena i voti della mafia di Bagheria

[LAVOCEWEB] Alle 5,30 del mattino i carabinieri hanno bussato alla casa di Giuseppe Scrivano, il sindaco leghista di Alimena indagato per voto di scambio con la mafia. Alle regionali del 2012 ha chiesto l’appoggio elettorale della cosca di Bagheria che stanotte è stata coinvolta in un’operazione con 21 arresti. In carcere il vecchio e nuovo gotha di Cosa nostra. Sono stati arrestati tra gli altri anche il reggente e il cassiere del mandamento, nonché i capi delle famiglie mafiose di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia.
Dall’inchiesta emerge un legame con la politica con un ruolo di interlocutore assegnato a Scrivano che già durante la campagna elettorale per le politiche è stato al centro di un caso di forte impatto mediatico. Scrivano si è infatti candidato con la Lega Nord e ha riempito di parenti e amici le liste per la Camera e per il Senato. La scelta ha provocato un piccolo terremoto amministrativo ad Alimena che ha investito anche la giunta, azzerata da revoche e dimissioni polemiche.Scrivano è andato avanti per la propria strada e ora è di nuovo candidato sindaco per le amministrative di giugno con la lista civica di centrodestra “Amare Alimena”.
Il filone di inchiesta che adesso lo coinvolge nell’operazione antimafia riguarda la sua candidatura alle regionali dell’anno scorso quando Scrivano si candidò nella lista di Nello Musumeci, poi sconfitto da Rosario Crocetta.
Scrivano è incastrato dalle intercettazioni telefoniche che lo hanno sorpreso a colloquio con i boss per contrattare voti. Di qui l’accusa di voto di scambio.
Alla fine il sindaco di Alimena ottenne un successo personale pur non essendo eletto: ben con 4.166 voti. Con questa forza elettorale a febbraio si è presentato a Roberto Maroni e ha ottenuto l’investitura per una candidatura nelle file della Lega Nord apparentata con il Pdl. Malgrado il grande impegno e la mobilitazione anche parentale stavolta Scrivano non ha ripetuto l’exploit: ad Alimena non è andato oltre il 22 per cento dei voti. Nelle conferenze stampa, alle quali si era presentato con lo stuolo di parenti candidati, aveva spiegato che era sua intenzione dare vita a un “partito delle Madonie”. Ma il progetto non era andato avanti e, all’ultimo momento, era maturato invece l’accordo con la Lega. “Tremonti mi ha studiato. Ha visto che sono una persona perbene e mi ha dato via libera”, aveva spiegato nel giorno in cui la sua giunta era investita dai contraccolpi politici.La figura del sindaco di Alimena si colloca in un filone collaterale, ma non secondario, dell’inchiesta che ha messo in luce un assetto verticistico proprio delle più antiche consorterie mafiose, riprendendone addirittura i rituali di affiliazione: la “punciuta” e la presentazione dei nuovi affiliati ai mafiosi più anziani. In un?intercettazione ambientale, un uomo d?onore paragona le nuove leve a giovani cavalli da trotto, da addestrare – se necessario – anche ricorrendo alle maniere forti: ?Quando vedi che nella salita fanno le bizze…piglia e colpisci con il frustino…. sulle gambe… che loro il trotto non lo interrompono… purtroppo i cavalli giovani così sono?.
Quella che emerge è una mafia ancora aggressiva e sempre più camaleontica, pronta a mutare gli assetti organizzativi (in tal senso, il passaggio della famiglia mafiosa di Villabate dal mandamento di Misilmeri a quello di Bagheria). Una mafia che, se da una parte continua a vedere nell?imposizione del pizzo la manifestazione più visibile della sua autorità sul territorio, dall?altra è ben consapevole che, complice anche la crisi economica, è più che mai necessario ricorrere ad altre fonti illecite di guadagno, come, ad esempio, la gestione del gioco d?azzardo.
Le indagini hanno anche consentito di riscontrare la perdurante capacità dell’associazione di condizionare le dinamiche politico-elettorali locali, come dimostra il patto tra alcuni mafiosi di Bagheria e il sindaco Scrivano, e di esercitare pressioni e influenze su istituzioni, pubblica amministrazione e imprenditoria. Questa mafia opera per trarre profitti e vantaggi illeciti ed è anche capace di mettere a frutto gli utili conseguiti, riciclandoli in remunerativi investimenti intestati a prestanome compiacenti.
Durante l’operazione è stato sequestrato un ingente patrimonio costituito da beni mobili, immobili e complessi aziendali costituiti da locali notturni della movida palermitana, agenzie di scommesse, imprese edili, supermercati,per un valore complessivo di circa trenta milioni di euro.
Le indagini hanno infine consentito di accertare, con la collaborazione della Royal Canadian Mounted Police, l?esistenza di un raccordo operativo nel settore degli stupefacenti tra Cosa nostra bagherese e la famiglia mafiosa italo-canadese dei Rizzuto. Documentata l’instabilità interna alle organizzazioni canadesi, degenerata negli ultimi anni in numerosi omicidi.
08.05.2013