Riceviamo e pubblichiamo la recensione che Costanza Carzo, che collabora attivamente con il Museo Civico di Castelbuono, ha scritto in merito alla mostra – inaugurata lo scorso sabato – che PUTIA art gallery ha dedicato all’artista Bruno Munari. Di seguito anche alcune foto delle opere in mostra.
Alla Putia Art Gallery, nel cuore di Castelbuono, a due passi dal Castello dei Ventimiglia, arriva il grande Bruno Munari con la sua Mostra “impossibile”.
Dalla forte impostazione didattica – in perfetto accordo con la linea concettuale del maestro – l’esposizione offre una visione d’insieme immediata, che mette a confronto e in dialogo la multiforme ricerca artistica del maestro milanese, scomparso nel 1998.
Saltano immediatamente agli occhi del visitatore le Forchette parlanti, progetto grafico del 1958. Si spazia poi dalle serigrafie autografe delle Macchine inutili del 1940, progetto con cui Munari ha esordito nel panorama futurista milanese degli anni trenta, al Negativo–positivo del 1953, dalle Variazioni sul viso umano del 1964 alle Scritture illeggibili del 1970, fino alla Fontana di Venezia, progetto capostipite presentato alla Biennale del 1954 e che dà il via a una serie di Fontane che Munari progetterà negli anni successivi, come quella per la Fiera di Milano del 1961 e per la personale tenuta a Tokio nel 1965.
La retrospettiva tiene conto anche dei contributi che, nel tempo, studiosi e artisti hanno dato per celebrare e omaggiare il “metodo” Munari, vera e propria metodologia didattica basata sul “fare per capire”, sul “dire come – e non cosa – fare”. In mostra, infatti, anche degli interessantissimi video come Giocosamente di Mimmo Paladino e Dizionario dei gesti italiani di Pierluigi Anselmi, una sorta di appendice a Supplemento al dizionario italiano, opera edita da Corraini editore nel 1963, dove l’autore passa in rassegna i diversi modi di esprimersi senza parlare: con le espressioni del viso, con le mani, e con atteggiamenti.
A corredo dell’intero percorso espositivo una piccola biblioteca, dove notevole è il ruolo che il libro riveste nelle sue plurime identità. La folta presenza dei numerosissimi libri teorici, didattici e dei «libri illeggibili» aiutano anche i non “addetti ai lavori” a cogliere e comprendere meglio la proposta innovativa e il carattere giocoso e inafferrabile di una delle personalità più interessanti e intriganti del panorama artistico contemporaneo.
Al visitatore attento, infine, la scelta di giocare con un’infinità di scelte possibili. Il curatore, infatti, vuole rendere omaggio a Munari, riproponendo, sulla scia di Nebbia a Milano del 1968, Nebbia a Castelbuono, attraverso un approccio ludico che consenta di cogliere la dialettica tra l’idea di fantasia e quella di creatività, di comprensione e di sperimentazione.
Su Munari, considerato uno dei maestri dell’arte cinetica, artista poliedrico e visionario, designer, grafico, architetto, progettista, pedagogista, probabilmente si è già scritto di tutto. Si rischia perciò di scadere nella retorica. Quello che non si è detto è che ciò che a Castelbuono si riteneva improbabile è, invece, grazie al coraggio e alla dedizione di Putia, assolutamente “possibile”. E come direbbe il grande Munari «Provare per credere, fare per capire».
In Putia fino al 2 aprile 2017.
Costanza Carzo