«Cara vita ti scrivo». Il “rendiconto sul provvidenziale dono della vita” di Padre Lorenzo

Non solo per l’affetto e la stima che nutriamo nei confronti di Padre Lorenzo, ci sembra utile condividere la sua riflessione.

La vita di ognuno di noi è caratterizzata da diverse fasi esperienziali. C’è la fase della formazione, nella quale, anche attraverso momenti critici, cerchi di mettere su l’impalcatura della tua personalità. È un’esperienza, tutto sommato, entusiasmante, perché riesce a fare tuoi alcuni principi fondamentali come linee guida della tua vita. Nei primi tempi ci viene spontaneo e, addirittura entusiasmante, enunciare ed annunciare i contenuti del nostro credo religioso, filosofico, politico, culturale, ecc… Più avanti subentra la fase in cui i principi enunciati ed annunciati vengono vagliati dalle prove della vita concreta, per cui si è chiamati ad un vaglio e ad una verifica tra il creduto ed il vissuto. Se tra i due c’è sintonia, allora sicuramente si può dire che ci si avvia verso la maturità del cuore, altrimenti, con umiltà, bisogna rientrare in se stessi e riagganciarsi alla sorgente della propria chiamata o vocazione.Infine, c’è la fase, che prima o poi arriva per tutti, in cui la vita ti mette di fronte a qualche prova che auspicavi non arrivasse mai, ma che alla fine si rivelerà come quella decisiva sulla veridicità e bontà della tua scelta. Capisco che queste affermazioni che ho enunciato, nella maniera in cui l’ho fatto, possono sembrare delle semplici teorie dal sapore scolastico. Mi permetto pertanto di accompagnarle dal mio percorso esperienziale di uomo e di presbitero. Della prima fase ricordo con entusiasmo, a seguito di una salutare crisi vocazionale, il nutrirmi, attraverso preghiera, studio e forti esperienze nel mondo giovanile, che mi hanno permesso di innamorarmi del percorso di fede intrapreso e della facilità di gridare dai tetti i contenuti del mio “credo”. E questa meravigliosa e gratificante fase si è prolungata nei primi anni del sacerdozio. Tutto aveva il sapore del paradisiaco e del gratificante.

La seconda fase, com’era giusto che fosse, ha iniziato a chiedermi verifiche più impegnative, ma al contempo più fortificanti, sull’annuncio del Vangelo, che cercavo di fare con sincera convinzione e le impegnative richieste che la realtà mi poneva dinanzi. “Ama il tuo nemico”, e questo spesso si presentava. “Avevo fame, sete, il bisogno di un sorriso. Ero forestiero rifiutato” e puntualmente qualcuno di questi bussava alla porta del mio cuore”. “Ero un diverso, un perverso, un incallito peccatore, e tu………” e puntualmente lo incrociavi nel percorso della tua ministerialità. Sicuramente, con la grazia della SS. Trinità ed il fraterno supporto della comunità ecclesiale di cui ho fatto parte, non senza momenti di laceranti scelte, penso, in coscienza, di aver fatto tesoro di questa magistrale pedagogia di Dio.

La terza fase, quella che sto per vivere, è quella che mi sta facendo sperimentare quel “Padre se è possibile allontana da me questo calice, ma non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Quante volte nei vari venerdì santi l’ho sottolineata come una tragicissima esperienza di Gesù, che però è riuscito a sublimarla. E qui belle ed appassionate omelie e quant’altro. Poi, quando meno te l’aspetti, l’amaro calice di una pesante realtà la vita lo porge a te. E allora quell’orto degli ulivi diventa il tuo orto. Ed in quell’orto ti senti sostenuto da una forza interiore inaspettata, che col cuore ti fa dire: “Padre non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. E allora percepisci l’abbraccio del Padre, la vicinanza del Figlio ed il sostegno dello Spirito. E per tutto questo canti il tuo “AMEN”

Presbitero Lorenzo