Cosa interessa di più tra la notizia dell’aggressione a Salvini e delle intimidazioni a Lirio Abbate.

Si fa un gran parlare della visita di Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord, al campo Sinti di via Erbosa a Bologna. Il commento più frequente è riferito alla violenza, all’inciviltà, alla pericolosità dei ragazzi dei centri sociali. Anzi, più spesso, si fa solo un accenno all’intento provocatorio della Lega, per farli subito passare come vittime dell’odio, come paladini dei diritti democratici violati. Se ne straparla e sono già indagati dieci ragazzi.

Oggi invece è uscita la notizia del pedinamento a Lirio Abbate, questo blog ne riporta l’articolo pubblicato su L’Espresso. A due giorni di distanza sono successi, a Roma, due fatti gravissimi. Il primo è stato il ritrovamento di un auto rubata, parcheggiata di fronte la redazione del giornale per cui il cronista lavora, con un bossolo di proiettile dentro e una minaccia esplicita rivolta a lui. Il giorno successivo, c’è stato il pedinamento e il successivo speronamento di un auto con due giovani contro il veicolo su cui viaggiava Abbate con la scorta, uno dei due giovani è sfuggito alla cattura della polizia, l’altro, incensurato, è stato acciuffato ma non ha scucito una parola durante il lungo interrogatorio.

Abbate è stato già vittima di minacce di stampo mafioso quando abitava a Palermo, alla Kalsa. Per questa ragione vive sotto protezione da sette anni. Si è spostato nella capitale, ma anche qui pare la musica non sia cambiata. Segno del fatto che non può esistere un luogo del tutto sicuro. O forse che la criminalità organizzata ha preso piede in tutto il paese, portandosi dietro le stesse modalità d’azione, il medesimo “know-how” e la stessa atrocità. Questo è un fatto gravissimo per il mondo del giornalismo d’inchiesta e per tutto il paese. Dovrebbe scalzare via dai giornali le immagini del barbuto leghista piagnucolone e della sua macchina col vetro rotto. Dovrebbe perché è un pettegolezzo politico di cui non ce ne importa niente, dovrebbe perché siamo tutti stufi delle dichiarazioni di solidarietà dei colleghi parlamentari.

Io sto piuttosto dalla parte dei Sinti che abitano il campo nomadi dell’Arcoveggio. Loro sono stati protagonisti inconsapevoli di passerelle politiche di gente senza rispetto, che ha solo portato malelingue e ha mancato di rispetto. Tralaltro l’ingresso al campo è consentito ai soli consiglieri comunali, per cui le visite dell’entourage di partito sarebbero state da vietare. Sono ovviamente dalla parte di Lirio Abbate, per il coraggio e la caparbietà con cui ci racconta i fatti di mafia di questo paese, gli affari sporchi, le connivenze politiche, e adesso le vicende della nuova criminalità organizzata romana, che potrebbe essere la firma degli ultimi atti intimidatori.

Per questa settimana è tutto, appuntamento alla prossima.

“Oltre Fiumara. Rubrica settimanale che apre uno spiraglio tra le cinta murarie del borgo, per far passare qualche notizia fuori dal comune.”