Castelbuono vede nascere un nuovo (si spera) soggetto politico: il Partito Democratico. Sin dal momento della sua presentazione ufficiale il dibattito si è concentrato su un tema estremamente delicato: ?il nuovo che avanza?.
Personalmente credo che tale concetto vada trattato con estrema delicatezza.
Nuovo, innovazione, rinnovamento – parole e idee che hanno dominato la conferenza stampa del 10/12 – non indicano in assoluto nè giovani in quanto categoria debole nè donne sol perchè esseri umani appartenenti al genere femminile. Nuovo, innovazione, rinnovamento non devono nemmeno pagare il prezzo di sprecare energie e uomini che del centrosinistra castelbuonese hanno fatto la storia.
Il cambiamento deve interessare le metodologie di decisione e la partecipazione.
Il P.D. non può avere come suo unico elemento fondativo la dismissione, da parte dei suoi membri, delle tessere di questo o quel partito; non può permettersi di delineare gli equilibri politici interni dal vertice; non può guardare il passato e mitizzarlo. Il P.D. può e deve ereditare dal movimento democratico la capacità di aggregare (che fu l?innovazione del ’93) persone che per loro storia personale non hanno avuto esperienze all?interno dei partiti e chi invece da questi proviene.
Il P.D. deve attuare una politica riformista: inizialmente al suo interno dandosi una organizzazione dinamica, il cui organo di rappresentanza sia capace di esprimere in ogni momento le opinioni dell?assemblea e quest?ultima attraverso numerose iniziative democratiche possa tracciare le linee politiche. In sostanza la dirigenza deve avere un’ idea: aumentare la partecipazione democratica non solo nella scelta dei candidati e nella fase di programmazione dell?attività amministrativa ma anche, e soprattutto, nel momento esecutivo delle scelte. Successivamente il P.D. deve essere interlocutore e mediatore tra soggetti economici, operatori culturali, org. di categoria e istituzioni aprendo discussioni su sviluppo, crescita culturale e sociale.
Il P.D. deve far rinascere il valore della cooperazione tra individui, deve indicare un modello di società non legato all?immagine, all?arrivismo, all?individualismo spregiudicato, al pressapochismo; deve invece stimolare i cittadini portandoli a conoscenza del loro passato attraverso le tradizioni e l?identità collettiva, accrescere la fiducia nelle istituzioni creando una classe dirigente sana e capace. Il P.D. in quanto forza che si candida a governare i processi che avverranno nella nostra società non può non sforzarsi di renderla più giusta, più equa e solidale. Politiche culturali impegnate saranno il fulcro di una sana crescita sociale
Vincenzo Vignieri.