Riceviamo dalla senatrice Rosa Maria Di Giorgi, e di seguito pubblichiamo, una nota esplicativa con cui la vice presidente del Senato intende motivare ai lettori di Castelbuono il proprio voto contrario alla decadenza del senatore Minzolini, condannato in via definitiva per peculato. Scelta dalla stessa senatrice rivendicata con forza pubblicamente e ragione di forti polemiche e attacchi nei suoi confronti.
Alla luce delle polemiche di questi giorni sul caso Minzolini e degli attacchi violenti ed eversivi del Movimento 5 stelle contro i senatori, in particolare i senatori del Pd, per la loro contrarietà alla decadenza dello stesso Minzolini, vorrei condividere con gli amici di Castelbuono le ragioni che hanno determinato la mia scelta in piena coscienza. Accanto a me due terzi del gruppo del Pd 58 senatori (tra non partecipanti al voto e astenuti) contro i 41 colleghi che hanno invece voluto votare per la decadenza.
Abbiamo studiato molto bene le carte processuali e abbiamo visto che si era in presenza di un caso che presentava elementi certi di fumus persecutionis (che è ciò che noi siamo chiamati a giudicare). Uso illecito di carta di credito aziendale. Questo il reato, ossia peculato. Assoluzione piena in primo grado. Condannata la Rai da parte della Corte dei Conti a restituire a Minzolini quanto da lui precedentemente rimborsato per via amministrativa, ossia “il mal tolto” oggetto del contendere. Tuttavia condanna in appello. I pubblici ministeri chiedono due anni. La Corte commina due anni e sei mesi e Minzolini così incorre nella legge Severino sulla incandidabilità che non avrebbe avuto effetto se la condanna fosse stata di due anni. Ci si chiede come mai ci sia stata questa durezza. Si verifica che un giudice del collegio giudicante è un vecchio avversario politico di Minzolini militante per molti anni nelle file di un partito dell’altro schieramento e sottosegretario del governo Prodi. Forse non esattamente neutrale verrebbe da pensare. Avrebbe potuto dimettersi da quel collegio ma non lo fece. Poi la Cassazione confermò la condanna senza rilevare (altra stranezza) che in presenza di un capovolgimento di sentenza, ossia da innocente a colpevole, non fosse stata riaperta l’istruttoria come da prassi. Siamo giunti quindi ala questione che si dibatte in questi giorni. Può il Senato non applicare una legge dello Stato, la Severino appunto, che prevede la decadenza quando si è condannati in terzo grado?
Invito a questo proposito a guardare le norme e la Costituzione italiana. Molti dicono che noi avremmo contravvenuto alla legge Severino. Sbagliato. Basta leggere. Articolo 3 della Severino: « qualora una causa di incandidabilità sopravvenga, la Camera delibera ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione». E cosa dice la Costituzione? «Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di sua ineleggibilità e incompatibilità». Giudica, non prende atto. Nel caso Minzolini c’è stato un uso politico della giustizia? Alcuni senatori del Pd, io compresa, hanno avuto il dubbio che non tutto fosse limpido. Hanno torto? Il dubbio resta.Rispetto i colleghi che hanno deciso diversamente da me. Abbiamo esaminato gli atti come ci chiede la Costituzione e abbiamo preso la nostra decisione in piena coscienza e responsabilità. E come anche la la legge Severino prevede.
Ma di che cosa stiamo parlando allora? Dell’ennesima strumentalizzazione fatta dal Movimento 5 stelle che non perde occasione per mestare nel torbido con una buona percentuale di ignoranza delle norme e con lo spirito distruttivo che lo contraddistingue. Aggiungo un altro elemento. Se così non fosse qualcuno mi spieghi la logica di far pervenire al Senato la questione dopo la condanna in terzo grado. Signori, lo prevede la Costituzione e noi siamo tenuti a esaminare il caso e a decidere secondo coscienza. Questo abbiamo fatto. Le interpretazioni del caso Minzolini sono state diverse fra noi? Legittimo. Ma poi si vota. E in democrazia il voto è la cosa più importante.
Ma voglio rispondere anche all’accusa di chi parla di uno scambio per la fiducia a Lotti il giorno prima. Si leggano i nomi dei senatori e si veda che la trasversalità del voto è stata totale e che niente ha avuto a che fare con renziani e non renziani, come tutta la stampa ha dovuto riconoscere. Le farneticazioni strumentali dei grillini quindi non hanno alcun rilievo in un percorso legittimo che è stato compiuto secondo la Legge e la Costituzione.