Parliamo di ebola. Questo articolo ha l’intento di smentire le tante menzogne che sono state dette in questi mesi e dare qualche numero essenziale per capire l’entità del problema. Intanto bisogna dire che i paesi maggiormente colpiti sono tre e si trovano nell’Africa occidentale (come vedete in foto): Guinea (926 morti), Sierra Leone (1’281 morti) e Liberia (2’705 morti). Gli altri paesi africani coinvolti sono la Nigeria e il Mali, ma hanno avuto solo con pochissimi casi isolati e l’epidemia non si è allargata. Poi, nel resto del mondo ci sono state altre due morti, in Spagna e in USA, ma di questo sono certo che già ne siate a conoscenza. I casi totali di contagio, secondo gli ultimi dati aggiornati dell’OMS sono stati 10’141 e i decessi totali 4’922, per cui si muore di ebola nel 48% dei casi. Si è parlato di mortalità al 90%. Tutte cavolate. A meno che non si considera il singolo villaggio, nel pieno della zona di contagio, dove non si sono prese misure di precauzione o curative necessarie.
Altra conseguenza dell’ignoranza che purtroppo è un male incurabile, un’epidemia forse peggiore, che spopola anche nei Paesi ricchi come il nostro, è la paura del contagio da parte di chi è stato in Africa, o è africano, e ce lo troviamo per strada, al bar o magari anche a scuola, oppure è in Italia grazie a Mare Nostrum, il programma che ha salvato la gente che tentava di attraversare in barca il Mediterraneo. Il periodo di incubazione del virus va dai 2 ai 21 giorni. Questi poveracci per arrivare qui impiegano tempi ben più lunghi. Devono prima attraversare il deserto, arrivare in Libia, superare i controlli locali, cercare di racimolare qualche soldo, pagare un intermediario e poi fare il viaggio in barca. Per fare tutto questo si impiega almeno tre mesi, se si è davvero molto fortunati. In tanti casi si finisce morti ammazzati, o annegati, o dentro qualche prigione libica a patire ben altre sofferenze. Chi viene in aereo da quelle zone, e sono davvero pochi, sono sottoposti a controlli dettagliatissimi e spesso si tratta di giornalisti o medici italiani. Per cui niente panico. Si è parlato delle madri dei bambini di quella scuola di Fiumicino, che non volevano mandare i propri figli in classe, perché una loro compagnetta era stata in vacanza con la famiglia in Uganda. Peccato che ignorino che l’Uganda dista dalla Liberia o dalla Sierra Leone, più o meno quanto l’Italia dall’Uzbekistan. Peccato davvero.
Un aspetto importante è capire cos’è ebola. Par farlo, questa rubrica ha contattato un collaboratore esterno (ed è la prima volta che succede dopo 4 anni), il medico castelbuonese Matteo Venturella, che ha fornito delle importanti informazioni di tipo sanitario. Ebola è uno dei virus più spaventosi presenti sulla Terra. Esiste dalla fine degli anni settanta e nell’anno corrente ha avuto uno sviluppo incontrollato, dovuto alle condizioni precarie di una certa zona dell’Africa, uscita da una guerra interna e in situaizone di disagio e povertà assolute. Ebola appartiene alla famiglia delle Filoviridae, un gruppo di virus che causano febbre emorragica. Come la maggior parte delle malattie virali, i pazienti con febbre emorragica in primo luogo presentano sintomi simil-influenzali: febbre alta, nausea, vomito e diarrea, fino ad arrivare ad emorragie diffuse. Col progredire della malattia, i pazienti spesso sanguinano dagli orifizi del loro corpo, come gli occhi e le orecchie. La morte, tuttavia, non risulta dalla perdita di sangue, ma da shock o insufficienza d’organo. Il contagio avviene solo nel momento in cui si manifestano i sintomi e soltanto per contatto con i fluidi corporei del paziente, mai per via aerea.
Esistono dei farmaci in sperimentazione per combattere il virus ebola. Lo ZMAPP, sviluppato da una piccola società biotech californiana, è stato estratto da alcune sostanze della pianta del tabacco, non ha un effetto curativo dimostrato, ma ciononostante è stato somministrato a due pazienti americani pure senza aver superato tutti gli step necessari per la commercializzazione dei farmaci, previsti dal sistema medico americano. Il TKM-Ebola, sviluppato da un’azienda canadese di Vancouver, guarisce dall’ebola impedendone la replicazione. L’effetto è stato testato su delle scimmie, con il farmaco somministrato entro poche ore dal contagio. Esistono altri farmaci, uno di questi prodotto da un centro di ricerca italiano e anche un vaccino, che è stato sviluppato anni fa ma di cui non si ha certezza dell’efficacia.
In questi mesi, c’è stata una polemica sul fatto che tutti questi farmaci siano stati somministrati ai soli pochi pazienti bianchi che sono stati contagiati dal virus, mentre in Africa continuano a morire migliaia di persone. La polemica è condivisibile ed è l’ennesima dimostrazione che la vita umana non ha lo stesso valore ovunque e purtroppo il mondo gira esclusivamente attorno ad interessi economici e di potere. Difatti questo virus esiste da anni, ma finora era stato confinato in pochi casi, per cui la case farmaceutiche non hanno avuto alcun interesse a sviluppare per tempo dei farmaci. Adesso la situazione è sfuggita di controllo e tutto il mondo occidentale sembra invaso da un enorme senso di colpa e, soprattutto, dalla paura che se non si fa qualcosa in tempo, il virus potrebbe espandersi in tutto il mondo.
Qualche Paese ha già inviato uomini in loco per cercare di fare qualcosa. Quello che occorre è personale medico. E il Paese che ne ha inviati più di tutti e continua a farlo è Cuba. Proprio quell’isoletta caribica che è l’ultimo baluardo socialista nel continente americano. Altre nazioni hanno contribuito più che altro in termini economici. In Italia, invece, ci sono molti medici che hanno dato la loro disponibilità a partire, per unirsi alla squadra di Emergency, messa su da Gino Strada, che si trova in Sierra Leone e sta facendo il massimo per accogliere il numero più elevato di malati possibile. Ma i posti letto, in tutti gli ospedali delle nazioni coinvolte, sono di gran lunga inferiori ai casi di contagio. I medici italiani servirebbero moltissimo. Ma sono bloccati in Italia per assurdi problemi burocratici, con le ASL di competenza che non rilasciano i permessi. Non cambieremo mai.
Ala fine di questa (spero) esaustiva panoramica su ebola, vi invito a leggere il racconto che una grande firma del giornalismo italiano Domenico Quirico, che cura gli esteri per La Stampa, ha scritto dopo essersi recato nei luoghi più contagiati. E’ un pezzo scritto con cura e maestria e rende l’idea dell’atmosfera che si vive in quei luoghi oggi. Lo trovate a questo link: http://www.lastampa.it/2014/10/17/medialab/webdocauto/sierra-leone-nel-paese-morto-di-ebola-PEcyeCUW6KhvZRcFjb43TM/pagina.html
Con questo è tutto, appuntamento al prossimo numero di OltreFiumara.
“Oltre Fiumara. Rubrica settimanale che apre uno spiraglio tra le cinta murarie del borgo, per far passare qualche notizia fuori dal comune.”