Emergenza acqua: due giorni di lotta

Chi si è mai chiesto quanto costa un metro cubo di acqua che sgorga dai nostri rubinetti? Chi sapeva che oggi, 25 gennaio 2007, negli uffici amministrativi della Provincia Regionale di Palermo, si sarebbe consumato l’ultimo atto di un percorso che avrebbe portato la privatizzazione dell’acqua dell’ATO IDRICO 1? Beh. Qualcuno lo sapeva ed oggi era lì pronto a impedire, ad ogni costo, che quest’ultima tappa fosse compiuta.

Sono le otto e trentasette minuti. La piccola folla di manifestanti è già schierata davanti ai cancelli per impedire l’ingresso dei sindaci dentro gli uffici. E’ ancora presto. La prima seduta è prevista per le otto, ma le “buone abitudini” della politica siciliana sono note a tutti: i manifestanti  vociferano che -tanto ritarderanno-.  Infatti sono le nove e venticinque e l’unico ad essere arrivato è l’assessore al ramo Raffaele Loddo: si va per la seconda seduta. I manifestanti, provenienti maggiormente dalle madonie, gli si avvicinano e con fare cordiale scambiano qualche battuta colloquiale. L’assessore, dopo aver ascoltato le loro rivendicazioni, si accinge ad oltrepassare il cancello ma un muro umano lo ostacola. La stessa scena sarà ripetuta con i sindaci, pochi in realtà, che arriveranno alla spicciolata.

Non sono mancati, da quel momento in poi, i momenti di tensione. L’atmosfera si accende quando un ufficiale in borghese ha tentato di scortare, per l’ennesima volta, l’On. Coppolillo (AN) che, fermato dall’impeto dei manifestanti e allontanato “dall’effetto massa” del gruppo, ha desistito. Infastidito parecchio, però, l’ufficiale, colpisce gratuitamente un giovane attivista. La folla reagisce respingendo gli uomini della polizia municipale all’interno dei cancelli così la situazione sembra, quasi, rasserenarsi. La momentanea calma viene però scossa dall’arrivo inatesso di una squadra antisommossa della polizia. Si serrano, a quel punto, le fila dei manifestanti, che cercano con gli sguardi i politici presenti e solidali alla loro causa come per chiamarli in loro difesa. Non fa in tempo, però, il cordone umano a ricucirsi, che il fallimento dell’ennesimo tentativo delle forze dell’ordine di scortare l’ultimo sindaco arrivato,  provoca una carica della squadra antisommossa, la quale assesta un paio di manganellate in mezzo alla folla indifesa.

E’ a quel punto che i politici vengono chiamati ad intervenire. Sono Giusto Catania (Euro Deputato PRC) e Domenico Giannopolo (Sindaco di Caltavuturo) che intercedono, ottenendo di colloquiare con i rappresentanti della polizia. Il colloquio fra le parti porta una buona novella: – la seduta è dichiarata deserta, ma aggiornata a domani-. E’ una vittoria solo a metà: subito i manifestanti improvvisano un’assemblea per discutere le future azioni di disturbo. Basta una breve consultazione per prospettare le fasi successive: presidio permanente davanti ai cancelli, ritorno nei comuni di appartenenza per sensibilizzare le rispettive cittadinanze e richiesta di un colloquio con il vice commissario dell’Ato idrico Dott. Crosta per una richiesta di rinvio di sette giorni della conferenza dei sindaci.

Il Dott. Crosta, intorno alle undici, riceve la delegazione dei comuni a Palazzo dei Normanni, dove si mostra disponibile ad inoltrare al commissario generale e al Presidente della Provincia le richieste dei manifestanti. Non è un atto che può obbligare il percorso, ma è qualcosa. Sta di fatto che tutti i rappresentati dei comuni partecipanti alla contestazione si sono impeganti a tornare oggi 26 gennaio a presidiare gli uffici della provinicia dove si dovrà tenere la conferenza dei sindaci.

26 gennaio. La scena è praticamente identica. Stessa ora, stesso posto. La novità è che il numero dei poliziotti si è raddoppiato. Il tentativo dei manifestanti è sempre lo stesso: impedire i lavori per evitare che la gestione dell’acqua passi in mano privata con un colpo di mano, facendo lievitare i costi, in alcuni casi, di almeno tre volte l’attuale tariffa.
Per le nove e trenta manca il numero legale, ma “stranamente”, invece di dichiarare la seduta deserta, il segretario aspetta che arrivino i sindaci con i loro comodi. Questo atteggiamento infastidisce abbastanza i presidianti, che traslocando in massa dall’altra parte della strada evidenziano nei fatti, come in realtà non ci sia nessun impedimento da parte loro di fare entrare i sindaci, perchè di sindaci non ce n’è. Ma il trucco c’è ed è presto svelato, molti sindaci per varcare il cordone umano si fingono semplici dipendenti della provincia oppure entrano di nascosto dalla porta di servizio. I manifestanti contestano che non solo stanno svendendo un servizio pubblicoma ma si sentono presi anche in giro. Verso le undici la seduta è aperta, il numero legale è raggiunto e le speranze dei cittadini sono legate all’invito del prefetto e del dott. Crosta, di rinviare di una settimana i lavori. La questione è dibattuta su proposta del vicesindaco di Bagheria ma è una bolla di sapone: la conferenza dei sindaci affida l’ATO Idrico 1. 41 i voti a favore, 4 contrari (Castelbuono, Altofonte, Scillato e Partinico) 3 gli astenuti (Cerda, Bagheria e Casteldaccia).
Ma il movimento per la difesa dell’acqua non si da per vinto e dichiara che ricorrerà al TAR per verificare se la seduta può essere ritenuta valida visto che all’orario di convocazione non era stato raggiunto il numero legale per insediarsi.

Nel pomeriggio il cordinamento dei comuni e dei cittadini contrari ha chiesto un incontro al ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio, a Palermo per un incontro con i candidati del centrosinistra per le primarie, cercando di ottenere l’impegno dell’approvazione, all’interno del Consiglio dei Ministri, di un decreto che ponga la questione del ritorno alla gestione pubblica di un bene universale come l’acqua. Staremo a vedere.

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