“Gite fuori porta”. La Grotta Mangiapane a Custonaci

“Da insaziabile curiosità è tratto l’uomo a rovistare nel libro della natura onde iscoprirne le leggi e svelarne i misteri” – Guido Dalla Rosa (1821-1882)

Questa citazione mi ricorda alla perfezione ciò che guida i miei passi nel percorrere virtualmente la Sicilia in lungo e in largo, alla scoperta dei suoi tesori nascosti. In più, è anche un’introduzione azzeccata per questo particolare viaggio, un tuffo nella (prei)storia della nostra isola, un salto nella vita e nelle tradizioni popolari di oltre un secolo fa, e un impegno presente della popolazione locale a proteggere quella storia e a preservare quelle tradizioni, perchè rimangano un’eredità da traghettare nel futuro.

Autore di questa citazione è il Marchese Guido Dalla Rosa, studioso, politico e ricercatore vissuto nel XIX secolo, il primo a esplorare la Grotta Mangiapane, che fa parte del complesso delle nove grotte di Scurati a Custonaci, non lontano da Trapani. Scoprendo questa grotta nel 1870 durante il suo viaggio in Sicilia, Dalla Rosa ne intuì subito sia l’importanza storico-geologica sia il profondo valore antropologico-culturale.
La Grotta Mangiapane è la più grande delle nove, con i suoi 70 metri di altezza, 13 di larghezza e 60 di profondità. La sua storia – e quella della gente che vi ha abitato – comincia in tempi antichissimi, almeno ventimila anni fa, un’epoca ancora una volta difficile per noi da immaginare. Di quest’era ormai dimenticata rimangono reperti preistorici, ossa e utensili, custoditi in diversi musei in Italia e all’estero, testimonianze silenziose di usanze e popoli che, seppur lontani, fanno parte della nostra storia.

Saltando dalla preistoria a un tempo assai più recente, il nome pittoresco con cui la Grotta Mangiapane è oggi conosciuta deriva dalla famiglia che vi abitò dal 1819 fino agli anni ‘50 del XX secolo. I Mangiapane costruirono un vero e proprio piccolo villaggio al suo interno, fatto di casette basse l’una a ridosso dell’altra, perfettamente incastonate nella cornice naturale fornita dalla grotta. La sensazione che si ha osservandola è infatti quella un armonioso equilibrio tra natura e mano dell’uomo. Vedendo la grotta per la prima volta, Dalla Rosa scrisse:

“Al giungere ad essa rimasi attonito da meraviglia […] Vi abitano cinque famiglie tutte in parentela fra loro, e vivono tranquilli e contenti lontano dai rumori delle nostre città”

Insomma, già alla fine dell’ottocento, la grotta e il suo piccolo villaggio apparivano come un luogo fuori dal mondo e dai suoi ritmi sempre più veloci, visione tanto più calzante se si pensa al mondo contemporaneo. Uno stile di vita che seguiva le stesse cadenze della natura e che riusciva a vivere in armonia con essa.
Questo piccolo quadretto quasi sospeso nel tempo ebbe sì una lunga vita, ma andò infine incontro a un (forse inevitabile) declino. Spopolandosi infatti poco a poco, il piccolo villaggio rimase completamente disabitato intorno agli anni ‘50 del secolo scorso. Qualche decennio passò e alcuni volenterosi abitanti dei paesi vicini si adoperarono affinché il borgo fosse ristrutturato e trasformato in un vero e proprio museo a cielo aperto, attualmente proprietà della Regione Sicilia.

La Grotta Mangiapane, già di per sé importante testimonianza archeologica siciliana, è oggi interessata da due eventi principali che mirano a mantenerne vive le tradizioni: il presepe vivente che si svolge ogni anno nel periodo di Natale, e il Museo vivente dei Mestieri che prende vita durante l’estate. Sono 160 i volontari che ricreano gli antichi mestieri e la vita nel villaggio così come doveva apparire un secolo fa. Dalla bottega dello “scarparu” a quella del “puparu”, passando per ambienti domestici, è come se l’intero borgo prendesse vita e il visitatore si lascia trasportare indietro nel tempo, in un’epoca non troppo lontana in cui i gesti erano lenti e pieni di significato. Questa rappresentazione è frutto di un’operazione culturale il cui obiettivo non è tanto quello di trasformare il villaggio (e la grotta) in un’attrazione turistica, quanto di preservare una testimonianza storico-culturale della vita rurale siciliana di un secolo fa, che andrebbe altrimenti persa per sempre. Suoni, odori, colori, che aprono una sorta di squarcio nel tempo, ricostruendo brandelli di vita quotidiana che non esistono più. 

Siamo in presenza di un luogo in cui le testimonianze del passato e le speranze per il futuro riescono a mescolarsi armoniosamente in un presente che appare come una combinazione ideale tra la ricchezza del territorio e le tradizioni dei popoli che vi hanno vissuto. Una comunione di patrimoni e di intenti che ci piace e che ci mostra un ulteriore lato della Sicilia da cui rimanere meravigliati.

Curiosità: la Grotta Mangiapane è stata più volte usata come set di fiction e serie TV: tra le più note, Il Commissario Montalbano, nell’episodio “Il Ladro di Merendine”.

Qui sotto, un video in cui si racconta più nel dettaglio la storia della Grotta:

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