Kobane è libera. I curdi hanno scacciato l’IS.

Nel pomeriggio di lunedì 26 gennaio è stata liberata Kobane dall’assedio dello Stato Islamico. Kobane è una città del nord della Siria, al confine con la Turchia, situata nel Kurdistan, una nazione che non esiste come Stato indipendente, che comprende alcune aree della Turchia, della Siria, dell’Iraq e dell’Iran. A liberarla sono stati soprattutto fazioni militari curde, riuscendo in un’impresa che qualche mese fa, con l’IS arrembante e irrefrenabile, sembrava impossibile, e imponendo una sconfitta molto grave sia in termini di risorse che di immagine. Sì, perché la conquista di Kobane era stata fortemente voluta e promossa dall’IS che ne ha fatto grande strumento di propaganda. Anche se la zona non ha particolari risorse e non è una zona strategica, era stata conquistata e mantenuta a costo di grandi sacrifici per una pure questione di principio, per una dimostrazione di potere.

Nel frattempo, dopo mesi di battaglia, Kobane è diventata il fantasma di se stessa. Tutti i quartieri sono stati resi al suolo, è un insieme di macerie, calcinacci e polvere. Soltanto adesso la stampa è riuscita ad entrare nel luogo degli scontri. Un bellissimo reportage fotografico di Bulent Kilic ne racconta il dramma. Potete vedere alcune delle foto qui.

La notizia, passata un po’ in secondo piano per via dell’attenzione sull’imminente elezione del Presidente della Repubblica, è di grande importanza per una zona geografica martoriata da scontri e guerre, che pone un freno all’avanzata dell’esercito islamico. Molti dei curdi siriani che vivevano a Kobane o nei dintorni, adesso sono rifugiati in campi profughi in Turchia o in Libano, molti invece sono in Italia, in asilo politico o magari nel bel mezzo del loro viaggio clandestino che li porta a scappare verso l’Europa, a rischiare la vita in qualche barcone o carovana.

Tutti loro in questi giorni vivono un momento di grande felicità. Solo qualcuno di noi potrà godere della loro gioia, perché saprà osare e si avventurerà nelle loro case, frequenterà il loro gruppo, il loro ambiente, non avrà paura. Solo così riuscirà a capire cos’è la libertà osservando gli occhi di un ragazzo, felici perché la sua terra è stata liberata. Quello stesso ragazzo canterà una canzone di libertà rigorosamente in curdo, e facendolo si commuoverà. Allora solo quei pochi, di fronte a questa immagine, potranno rivivere l’emozione dei loro nonni e riconoscerla, nella stessa che hanno provato quando erano loro i perseguitati e gli assediati, gli stessi che poi, commuovendosi, avrebbero cantato “bella ciao”.

“Oltre Fiumara. Rubrica settimanale che apre uno spiraglio tra le cinta murarie del borgo, per far passare qualche notizia fuori dal comune.”