[LAVOCEWEB.com] Le luci dello stabilimento illuminano i volti cupi e disfatti degli operai che per l?ultima volta varcano i cancelli della Fiat. Sono le 5,30 e qui finisce la storia siciliana della casa automobilistica. Marchionne ha deciso di chiudere: le catene di montaggio si fermano, 1600 tute blu e 800 lavoratori dell?indotto hanno perso il loro posto di lavoro. Da domani sono in cassa integrazione fino al 31 dicembre. E il dopo disegna uno scenario pieno di incertezze. La Fiat non vuole pagare il costo del paracadute sociale, la mobilità assistita che dovrebbe portare alcuni lavoratori alla pensione. Non tutti però potranno farlo e non tutti troveranno spazio nel piano della Dr Motor, che dal 2012 subentrerà al Lingotto. La casa molisana prevede un riassorbimento graduale e tarato sulla capacità di stare sul mercato con i propri modelli.
Gli operai arrivano a gruppi, hanno un?aria rassegnata e poca voglia di parlare. Uno dei più giovani, Francesco Li Greci, 34 anni, si porta dietro il sacchetto della colazione. ?Non c?è futuro. Non c?è più nulla? dice ai cronisti. ?Mi sento tanta rabbia in corpo? mormora mentre si allontana. Un altro impreca: ?Sono qui da 35 anni. Solo oggi mi rendo conto che abbiamo fatto la fine del topo. Il signor Marchionne non sa il danno che ha fatto a noi e alle nostre famiglie?. Ernesto Scevoli spera ancora nello scivolo. “Mi mancano tre anni – dice – per andare in pensione”.
Sguardi cupi alla nella postazione dei custodi. Nella stanza di fronte c?è un presepe con le luci colorate. Si prepara un Natale nero per tutti. L?emozione è un sentimento che contagia e soffoca le parole. ?Tutto quello che c?è qui dentro ci appartiene? dice un operaio in tuta con un orgoglio che comprime la rabbia. Alle 9,30 si ritrovano tutti nel piazzale davanti ai cancelli per l’ultima assemblea con i sindacati alla presenza del leader della Fiom, Maurizio Landini. Il senso di frustrazione e di impotenza rabbiosa viene espresso dal palco da Francesco Conte. un operaio della Lear, azienda dell’indotto: “Mi auguro che domani o comunque presto Marchionne provi il dolore nel cuore che gli operai stanno vivendo oggi, ultimo giorno di produzione” grida tra gli applausi degli altri lavoratori.
“Ad oggi – interviene Landini – non ci sono elementi di novità che ci possono far pensare che il 30 novembre, al prossimo incontro a Roma, la Fiat si presenti con una posizione diversa. Siamo allo sfregio e allo sberleffo. Questo atteggiamento di arroganza dell’azienda è contro il territorio e i lavoratori, ed è evidente che il nodo degli incentivi per la pensione sono lo snodo decisivo della trattativa. Finora, in modo non accettabile, l’azienda ha rifiutato di applicare le tabelle che ha sempre applicato anche a Pomigliano e Cassino”.
“Senza gli incentivi di Fiat per l’accompagnamento alla pensione dei lavoratori che hanno i requisiti l’accordo con Dr Motor salta” ha detto Bruno Vitali della segreteria nazionale della Fim.
“Abbiamo sperato – ammette il sindaco Totò Burrafato – che questo giorno per Termini non arrivasse mai”. E il parroco don Francesco Anfuso ricorda che la Fiat ha usato e sedotto questo territorio. “E ora che non c’è più nulla da spremere se ne va”. Lascia il vuoto dietro di sé e una realtà sociale drammatica perché, ricorda, “un uomo senza lavoro non ha più dignità”.
Il clima s’infiamma. Nessuno ha perso la voglia di lottare. La risposta alla Fiat arriva con l’annuncio di un picchettaggio che da stasera alle 22 proseguirà fino al 30 novembre, giorno dell’incontro conclusivo al Ministero.
Davanti alla fabbrica verranno piazzate alcune tende per consentire agli operai di alternarsi per bloccare l’uscita delle auto. Nello stabilimento sono ancora da ultimare oltre 1200 vetture: oggi è l’ultimo giorno di lavoro per gli operai della verniciatura, ma quelli del montaggio dovranno presentarsi al lavoro anche la prossima settimana. Le vetture saranno completate ma troveranno bloccata l’uscita dallo stabilimento.
24.11.2011
Fausto Nicastro