La strada da rievocare

Dedico questo mio articolo a chi, come me, attendeva il festival jazz ed in esso rintracciava il pretesto migliore per godere la piazza nel piacere della buona musica. Oppure a chi, come me, al Giro Podistico affidava lo spartiacque tra spettacolo e tradizione, e soprattutto tra lavoro e ferie: a noi, insomma, ai quali l’estate non è neppure iniziata. Santa ragione aveva Vianello, con la sua celeberrima “L’estate sta finendo”, stavolta prematuramente attuale.
Cattiva sorte, nulla più, per la nuova giunta. Nessuna colpa diretta nelle defezioni, per carità, se non la tardiva attenzione nel diffondere comunicati agli avventori con le scuse e il programma delle soluzioni alternative.
La sfortuna ha voluto un’estate senza glorie particolari, salvo – così mi giunge – una splendida ultima serata dell’Ypsigrock, che ha premiato l’intera edizione dell’evento oramai indiscutibilmente più significativo tra quelli che Castelbuono riesce a proporre.
Bravi i ragazzi che vi lavorano oggi, e bravi anche gli amministratori di ieri che, agli esordi, credettero in un questa manifestazione, quando ancora l’Obiettivo provava a demolire sul nascere e comunque i più (me compresa, mea culpa) proponevano il confino presso il campo Failla. Oggi l’Obiettivo dedica pagine intere osannando questo rock e le gesta degli organizzatori, alla faccia della coerenza o, quantomeno, della lungimiranza.
A rievocare il passato, infatti, a volte ci si imbatte nell’incoerenza. Si può assistere ad un disallineamento tra passato e presente, oggi? “molto presente” a Castelbuono. Fosse solo l’Obiettivo o i politici senza pudore d’oggi. Il guaio ulteriore, per chi si perde dietro il senso delle cose del passato, è assistere proprio a “rievocazioni” grossolane, indette da chi avrebbe il compito del rigore scientifico. Mirabile l’attivismo del Centro Civico rinnovato, buone le idee ma mediocre ad oggi lo spessore delle azioni e la cura dei dettagli. Senza voler scoraggiare nessuno, anzi, al contrario, auspico che valga da stimolo: ho assistito ad una mostra d’arte piuttosto debole ed al secondo concerto dei bravi Luminis Musica, in cui si è capitolato in una baraonda di falsi costumi d’epoca, distanti dalla tradizione tessile del nostro territorio. Ciò è inaccettabile da un Museo, a cui non è richiesto l’intrattenimento, per quanto erudito, ma la fedeltà storica e una linea culturale ben intellegibile. Va detto. Faranno certamente meglio, presa maggior confidenza. Nella speranza che dal cilindro dei nominatori si dia forma anche alla Biblioteca, così che si lasci a questa istituzione le presentazioni dei libri e al Museo Minà Palumbo l’ambito naturalistico (e così che non si tremi per allagamenti improvvisi o che si agisca in favore dell’interessante appello dell’erede Morici, fatto attraverso le colonne de Le Madonie).
Rievocare la memoria e la poesia di Giuseppina Turrisi Colonna è cosa buona e meritevole. Mi dicono che l’intitolazione della via è decisione del 2010 e che la pieces teatrale sia stata gradevole e ben congegnata, oltre qualche parola di troppo di alcuni protagonisti. Perché a guardar le cose dall’ermo colle, la paura è che non ci si sta nulla a “sbagliare strada”, anche nel semplice rievocare. Ne sa qualcosa l’amministrazione, letteralmente, per la simpatica scenetta dell’inaugurare una strada piuttosto che un’altra.
Continuo ad augurarmi che non abbia sbagliato strada l’intero paese?