Ho cercato di contattare Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, autori de L’agenda rossa Di Paolo Borsellino edito da “Chiarelettere”, per averli a Castelbuono in occasione della commemorazione di Paolo Borsellino che stavo tentando di organizzare per il 19 pomeriggio; sfortunatamente i due non sono potuti venire.
Ho pensato, quindi, di riportare su Castelbuono.org (paesello virtuale) la prefazione del loro libro, secondo me, utile spunto per riflessioni moderne circa la rinascita della vita pubblica del nostro Paese che tutti noi auspichiamo.
Vincenzo Vignieri
Questo non è soltanto un libro su un’agenda scomparsa. Questo è anche e soprattutto un libro su una storia scomparsa: gli ultimi giorni di Paolo Borsellino e della sua morte violenta insieme agli uomini della scorta, 19 luglio 1992 in via Mariano D’Amelio a Palermo. E’ incredibile, leggendola, scoprire quante cose la gente non sa anche del pochissimo che ne sa. Le indagini e i processi sull’assassinio di Borsellino hanno accertato molto meno che su quello di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la scorta sull’autostrada di Capaci. Hanno condannato il solito gotha di Cosa Nostra e qualche componente del commando, ma chi abbia collocato e azionato il congegno esplosivo rimane un mistero. (…)
E’ incredibile come migliaia di articoli, centinaia fra libri, film, fiction, dibattiti e decine di celebrazioni siano scivolati sulla memoria collettiva come l’acqua sul vetro, senza lasciare alcuna traccia di quei dettagli decisivi. Forse, se ai misteri dell’agenda rossa, come pure delle trattative tra Stato e Mafia dietro le quinte di una scena occupata da una guerra più recitata che guerreggiata, si fosse dedicata un decimo dello spazio riservato dalla televisione di regime al delitto di Cogne ed altri diversivi, oggi sapremo qualcosa in meno sul pigiama della signora Franzoni e qualcosa in più sulle origini della Nostra Seconda Repubblica. Che, come ripete il magistrato Antonio Ingroia, allievo prediletto e miglio erede di Borsellino, ?affonda i suoi pilastri sul sangue delle stragi?. L’agenda rossa sulla quale, negli ultimi mesi della sua esistenza, Borsellino annotava appuntamenti riflessioni, intuizioni investigative anche e soprattutto su chi aveva ucciso il suo amico Giovanni e perché stava preparandosi ad eliminare anche lui, è scomparsa dalla borsa ritrovata intatta tra i rottami fumanti della sua auto in via D’Amelio. Chi l’abbia rubata, non si sa. (…)
?Ho capito tutto? ripeteva Borsellino negli ultimi giorni della sua vita, mentre lavorava giorno e notte sulla strage di Capaci fumando una sigaretta via l’altra: ?E’ una corsa contro il tempo quella che io faccio. Sto vedendo la mafia in diretta, devo lavorare tanto, devo lavorare tantissimo…? E aveva capito tutto anche sul suo prossimo assassinio: ?Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri?. (…)
Oggi, quindici anni dopo, non è cambiato nulla. L’impressione sempre più palpabile è che, ai piani alti del potere, quelle verità indicibili le conoscano in tanti, ma siano d’accordo nel tenerle coperte da un spessa coltre di omissis. Per sempre. L’agenda rossa è la scatola nera della Seconda Repubblica.
Per un ascolto interessante: