Sono passati appena quattro giorni dalla conclusione delle due giornate di studio che il Museo Civico ha voluto organizzare in occasione del cinquantesimo della fondazione del Centro Civico, padre dell’attuale istituzione museale.
La prima giornata è stata dedicata alla rilettura storica dell’excursus museale, partendo dall’ambizione e dai protagonisti della fondazione del Centro Civico. Attraverso il contributo dello storico Giuseppe Spallino, che ha coadiuvato l’organizzazione del convegno, sono state ripercorse le tappe e le date salienti che hanno determinato la trasformazione di quell’idea nella realtà museale di oggi. Ciò anche grazie ai contributi del prof. Enzo Sottile e del prof. Mario Alfredo La Grua, attraverso un’intervista precedentemente filmata.
Il giorno dopo ci si è dedicati al “futuro”: alle nuove possibilità che un’istituzione come la nostra deve darsi. Influenti personalità che operano in musei molto importanti hanno esposto la loro testimonianza, raccontando ad esempio quali sono le strategie comunicative adottate, il tipo di rapporto creato sia con realtà affini che con il territorio, nell’ottica comune di uno scambio prolifico con il contesto. Per questo, riecheggiando le parole di alcuni dei presenti, un museo non è una struttura “morta”, statica e sempre identica a se stessa, ma un attore sociale al passo con i movimenti che riguardano la nostra civiltà, un luogo dinamico, un contenitore osmotico che assorbe significati e ne genera di nuovi.
Questi sono stati in sintesi alcuni punti focali delle testimonianze raccontate da esperti del settore. Un vero privilegio avere a Castelbuono esponenti del MAXXI e del MACRO di Roma, senza nulla togliere a quelli delle istituzioni siciliane che, al pari dei primi, risultano di pari interesse.
Tutto molto interessante. Davvero.
L’unica nota dolente (assai dolente) è stata l’assenza di partecipazione alle due giornate.
Mancavano esponenti del consiglio comunale.
Mancavano gli artisti e gli architetti di cui il paese è ricco.
Mancavano i giovani.
Mancavano anche alcuni relatori (soprattutto quelli della prima giornata – cosa assai più grave)
È venuto meno quello stesso popolo che circa cento anni fa si è unito attorno ad una struttura che in quell’occasione è diventata un simbolo per la comunità?
Pur tenendo conto della scelta poco felice di svolgere la prima giornata dei lavori in un giorno feriale, è giusto chiedersi se il Museo Civico stia trovando la forma giusta di dialogare con la propria cittadinanza (quantomeno per quanto attiene a materie diverse dall’arte contemporanea, le cui inaugurazioni risultano sempre molto partecipate e non solo da castelbuonesi).
Oppure sono i cittadini, un pò intorpiditi dalle contingenze quotidiane, che non si lasciano coinvolgere? Hanno dimenticato il valore di quel bene comune acquisito con sacrificio anni fa?
Ognuno potrà darsi delle risposte. Di fatto bisogna dire che l’assenza aveva una consistenza massiccia, densa, palpabile.
Ciò che si è verificato in quelle due giornate, soprattutto nella prima, può avere ancora un senso se diventa un’occasione di riflessione per tutti. In particolar modo, conoscendo il campanilismo del castelbuonese medio (di cui la sottoscritta è affetta in prima persona), risulta molto difficile da digerire che un’occasione di celebrazione tanto importante per la comunità sia passata come un avvenimento quasi del tutto privo di valore.