Quando l’epidemia di “spagnola” a Castelbuono faceva 417 vittime

« Forse non è inutile ricordare ai nostri concittadini i mesi dell’epidemia di “spagnola” a Castelbuono nel 1918, la più terribile della storia del paese. Vi trasmetto perciò, un brano della pagina 448 del mio prossimo libro “Pulcherrima civitas Castriboni. Castelbuono 700 anni” ancora in bozze, in cui l’argomento è sommariamente trattato.»

Così ci scrive il prof. Orazio Cancila, anticipandoci un estratto dal suo libro in pubblicazione, dandoci nuove ragioni per essere grati oggi per le facili misure precauzioni a cui siamo tenuti, per il contributo fornito dall’informazione e soprattutto dal sistema sanitario pubblico.


« La spagnola infieriva e mieteva vittime come non mai nella storia del paese.

I decessi, il cui numero in settembre si manteneva ancora regolare, nell’ultima settimana ebbero una accelerazione (11 sui 28 del mese) che si fece fortissima in ottobre, quando si contarono ben 160 morti, ossia una media di oltre 5 funerali al giorno, con punte di 8 e un massimo di 9 il 24 e il 30 ottobre. A mia conoscenza, tanti morti in un mese non si erano mai contati a Castelbuono: nel 1592 quando i morti dell’anno furono 555 il picco si raggiunse in maggio con 92 decessi; la peste del 1626 ebbe un massimo di 65 decessi in settembre. Una così forte mortalità creò nel 1918 problemi nuovi che noi oggi non riusciamo neppure a concepire. Si racconta che i funerali andavano deserti e nessuno seguiva più il feretro, neppure i familiari, spesso ammalati e in punto di morte anch’essi. Un caso per tutti: Lorenzo Spallino fu Michele il 7 ottobre perse la figlia Concetta di 2 anni, il 9 la figlia Serafina di 4 anni e l’indomani la moglie Rosa Munfuletto di anni 34. In novembre l’epidemia si attenuò ma si contarono ancora 66 decessi, che si ridussero a 15 il mese successivo. Alla fine, nel 1918 i morti furono 417.

Per fortuna, il 4 novembre giungeva alla fine vittoriosa quella che è passata alla storia come la Grande Guerra. »