(ASCA) – Roma, 3 set – Pubblica Amministrazione – Riguardo all’erogazione di gas ed energia elettrica le famiglie siciliane presentano gradi di soddisfazione in linea con il Sud, ma ben 30 su 100 lamentano ancora irregolarita’ nella fornitura di acqua potabile, una percentuale quadrupla rispetto al Centro-Nord.
I siciliani soddisfatti dell’assistenza ospedaliera sono circa 1 su 5, un dato piu’ basso della media meridionale.
Riguardo ai servizi sociali, la presa in carico degli anziani per il servizio di assistenza domiciliare raggiunge appena l’1% contro una media nazionale tripla, del 3,2%. Negli ultimi anni i comuni siciliani hanno aumentato la dotazione di servizi per l’infanzia, ma nonostante i miglioramenti, soltanto 6 bambini su 100 accedono all’asilo nido, contro i 15 del Centro-Nord.
Dal 2002 al 2006 il grado di informatizzazione degli enti locali e’ balzato dal 10% al 63%, ma negli uffici postali e nelle Asl una persona su due aspetta in coda agli sportelli per piu’ di venti minuti.
Maglia nerissima alla PA siciliana per i tempi di realizzazione delle opere pubbliche: a fronte di una media nazionale di 900 giorni, che vede il Centro-Nord a 806, la Sicilia riesce a impiegare ben 1.582 giorni per completare l’iter, (di cui 1.056 per la stesura del progetto).
Ambiente – Cresce leggermente negli anni in regione la raccolta differenziata, arrivando pero’ nel 2007 soltanto al 6% contro l’11,6% della media meridionale e il 42% del Nord.
La stragrande maggioranza dei rifiuti finisce in discarica: ben il 90%, a fronte del 29% del Nord. Quasi assente la pratica dell’incenerimento, mentre solo lo 0,2% dei comuni recupera i rifiuti, a fronte di percentuali 30 volte piu’ alte al Centro-Nord. Bene invece il compostaggio, praticato nell’8% dei comuni.
Distretti – In base a una serie di indicatori individuati dalla SVIMEZ per classificare i distretti, la regione si divide in zone con caratteristiche economiche e sociali molto diverse, con aree di crisi piu’ o meno forte che convivono accanto a zone di eccellenza.
Lipari e Ragusa, ad esempio, si configurano come aree delle opportunita’ consolidate: qui la popolazione e’ in crescita, gli abitanti hanno un livello di studio elevato, il tasso di occupazione e’ in linea con la media nazionale, il tasso di disoccupazione basso, il livello di reddito medio (19.400 euro pro capite) e’ superiore alla media del Mezzogiorno (14.500).
Porto Empedocle e Gela scontano gli effetti del mancato sviluppo industriale e continuano ad arrancare con una crescita senza occupazione, mentre la maggior parte dei capoluoghi siciliani si trova in uno stato di crisi dovuto a tassi di attivita’ e occupazione piu’ bassi, disoccupazione piu’ alta (Siracusa, Catania, Agrigento, Trapani, Palermo, Messina, Enna, Caltanissetta).
Alcamo, Castelvetrano, Bagheria, Marsala, Barcellona Pozzo di Gotto, Brolo, Capo d’Orlando, Milazzo, Patti, Sant’Agata di Militello, Taormina, Aci Reale, Giarre, Vittoria, vengono definite aree delle opportunita’ turistiche: zone di significative potenzialita’ turistiche non riescono pero’ a sfociare in livelli di reddito e occupazione superiori alla media.
Anche la Sicilia ha le sue perle, aree dinamiche di eccellenza, in crescita, piu’ ricche, con una forte capacita’ attrattiva, a vocazione soprattutto turistica, come Cefalu’, Custonaci, Nicosia, Piazza Armerina, Regalbuto e Modica.
Completano il panorama le aree di crisi, con poche aziende, scarsa offerta di lavoro, reddito modesto, come Campofelice di Roccella, Corleone, Partinico, San Giuseppe Jato, Termini Imerese, Villafrati, Francavilla di Sicilia, Canicatti’, Casteltermini, Menfi, Ravanusa, Ribera, Sciacca, Mazzarino, Riesi, Barrafranca, Leonforte, Tronia, Adrano, Bronte, Caltagirone, Grammichele, Palagonia, Paterno’, Randazzo, Lentini, Noto, Pachino.
Palazzolo Acreide, Mussomeli, Santo Stefano Quisquina, Naro, Tortorici, Sinagra, Mistretta, Caronia, Polizzi Generosa, Petralia Sottana, Lercara Freddi, Gangi, Castelbuono, Bisacquino, Santa Ninfa, Salemi, Partanna, vengono definite aree di marginalita’ estrema, interne e periferiche, scarsamente abitate, con una struttura produttiva debolissima e il reddito medio pro capite il piu’ basso d’Italia (8.600 euro).
Export – Nei primi tre mesi del 2009 l’export regionale ha registrato segni negativi a due cifre, piu’ pesanti della media meridionale. In pesante flessione rispetto alla media meridionale i prodotti manifatturieri.
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(Asca)