Ventisette anni fa, gli U2, nel loro album più venduto di sempre The Joshua Tree, non misero nel retro di copertina i titoli delle tracce e i crediti dell’album, ma l’indirizzo di Amnesty International. Per diverse canzoni di quell’album, presero spunto da viaggi nelle zone più povere del mondo, da denunce sociali e politiche. Una famosa casa automobilistica gli offrì 23 milioni di dollari per usare nel suo spot tv il singolo Where the streets have no name, e la risposta della band irlandese fu negativa. Gli U2 esprimevano la quintessenza dello spirito della vera rock band, che non si piega alle glorie della fama e del denaro, che lotta contro i potenti, che appoggia le campagne dei più deboli, che denuncia le ingiustizie. Per anni ha mantenuto questa fama.
La scorso mese è successa però una cosa che ha mandato in bestia milioni di fan e ha sollevato una miriade di critiche: Apple, durante la presentazione dei modelli dei suoi nuovi prodotti, ha annunciato che avrebbe offerto ai 500 milioni di utenti di iTunes il download gratuito del nuovo album degli U2, Songs of Innocence, in esclusiva. I fan si sono alterati perché non tutti sono clienti Apple e, quindi non tutti hanno avuto accesso all’album con un mese di anticipo, mentre così è stato per l’80% di utenti iTunes a cui non frega una beata mazza del nuovo album degli U2 e che l’hanno cancellato subito dopo.
Le critiche dai giornalisti ed esperti del settore sono arrivate per un presunto flop del lancio promozionale. E’ vero che 81 milioni di persone hanno ascoltato almeno un brano e che in 28 milioni hanno scaricato l’album per intero. Però il bacino potenziale era di 500 milioni di ascoltatori, che avrebbero potuto decidere gratis, con un click, di avere l’album per sé. Bene, l’80% di loro non l’ha fatto. Ed è per questo che gli U2 si sono meritati titoli sarcastici come “il disco più cancellato della storia”. Non devono essere critiche del tutto infondate, visto che Bono, in un’intervista, si è giustificato, ammettendo di aver sbagliato e dicendo “mi dispiace tanto. Avevo avuto questa bellissima idea. Gli artisti sono inclini a queste cose, c’è un po’ di megalomania, un tocco di generosità, un pizzico di auto-promozione e la paura che le canzoni alle quali abbiamo dedicato la vita negli ultimi anni non siano ascoltate”.
Da un punto di vista commerciale può essere stata una mossa azzeccata. Si tratta comunque di una diffusione mondiale, ad accesso gratuito, ricevendo un sacco di soldi da Apple (si parla di un centinaio di milioni di dollari). Per l’industria musicale è l’ennesima conferma della fine del concetto di album classico, legato a un supporto fisico come il compact disc e ad una produzione standard. Per la band è l’accettazione del passaggio di un’era, del avvento del digitale anche per chi ha fatto la storia del pop rock degli ultimi 30 anni, la dimostrazione che ci sono ancora e vogliono cambiare per stare al passo coi tempi.
Però rimane il fatto che tutto questo è fatto a spese della propria reputazione, della propria immagine di paladini del sociale e della giustizia, che si sono ritagliati meritatamente nel tempo. Mettere in dubbio tutto questo, vendersi al mega colosso mondiale, in nome di una così grande diffusione del proprio prodotto, abbassarsi alle logiche di denaro in maniera così palese e meschina non ne valeva affatto la pena. Forse avrebbero raggiunto meno persone immediatamente, ma farlo in questo modo potrebbe rivelarsi un boomerang. Gli U2 che ci piacevano di più, quelli che non accettavano di fare lo sponsor ad un automobile, non avrebbero mai accettato le lusinghe della mela morsicata.
Finisce qui il numero odierno di Oltre Fiumara. Ricollegatevi la prossima settimana.
“Oltre Fiumara. Rubrica settimanale che apre uno spiraglio tra le cinta murarie del borgo, per far passare qualche notizia fuori dal comune.”