Se significa davvero qualcosa. Una lettura possibile del risultato elettorale

Tumminello è certamente sindaco di Castelbuono, il vincitore politico della competizione è sicuramente Polizzotto e, persino, Norata è inequivocabilmente il solo che ha avuto più preferenze della propria lista, raccogliendo consensi da ambedue le coalizioni a lui opposte. 
Insomma: Tumminello è sindaco – ufficiale, già insediato e meritatamente – ma un’attenta analisi politica del risultato crea infinite letture e interessanti considerazioni. Ne sottopongo solo alcune.

Affluenza
Castelbuono contraddice il triste andazzo diffuso e subisce solo una lievissima flessione, resta dieci punti percentuali sopra la media nazionale e del circondario e conferma, ancora una volta, la propria verve e vitalità democratica.

Legge elettorale e risvolti
Ancora una volta l’Autonomia siciliana dimostra la propria capacità di creare distinguo peggiorativi rispetto alla legislazione nazionale. E’ difficile credere che il 30% dei votanti, a Palermo, non avesse intenzione di scegliere un Sindaco, e lo stesso (meno, fortunatamente) a Castelbuono. Mentre in tutto il territorio nazionale, e quindi anche da noi, gli spot televisivi spiegavano “come si vota”, in Sicilia – e solo in Sicilia – le liste coinvolte nelle amministrative dovevano invece contraddire quanto sbandierato da tv e giornali (e quanto cambiato rispetto alla legge precedente) spiegando la necessità a mettere quella benedetta “X” sul nome del sindaco, altrimenti nessuna attribuzione.
A Castelbuono hanno messo questa “X” su almeno uno dei tre candidati 5.479 persone, su un totale di 6.295 votanti. Tolte le 131, tra quelle interamente bianche e perfino quelle nulle, restano comunque ben 529 persone, quasi 1 su 10, di cui è intuitivo credere che avrebbero voluto dire la propria anche in materia di Sindaco (che è, notoriamente, ciò che conta nel sistema maggioritario). E, anche a credere che esista una parte – fisiologica ma residuale – di votanti espressamente convinti a non scegliere tra i tre o a scegliere “nessuno dei tre”, è chiaro che buona parte dei 529 hanno “subìto” una penalizzazione di accesso alla democrazia. Per carità, la legge non ammette ignoranza, ma quantomeno si adopera per facilitarne la conoscenza; e i dati di Palermo danno idea del fallimento.
Se l’intenzione del legislatore (siciliano) era realmente quella di sottolineare la possibilità di preferenza libera tra sindaco e lista, allora era necessaria la doppia scheda elettorale. 
Ovviamente il “danno” a Castelbuono si è verificato a scapito di tutte e tre le liste, ma proporzionalmente meno nelle schede recanti preferenze per la lista “Castelbuono in Movimento”: un considerevole voto disgiunto, sì, verso Norata e Polizzotto, ma poche le schede con la sola preferenza ai candidati al consiglio o alla lista. Ciò significa solo una cosa: che i candidati di “Castelbuono in movimento” hanno chiarito meglio agli elettori come votare. Difficile dire se tale abilità sia stata poi numericamente determinante (probabilmente no, ma si sarebbe arrivati davvero al fotofinish); resta l’amaro di una legge complessivamente incapace di rappresentare la volontà dei cittadini, che lascia a casa e senza rappresentanza – oltre ad un’intera lista e al candidato al consiglio più votato in assoluto – quasi un terzo dei votanti che aveva indicato Polizzotto sindaco. Lascio a voi ipotizzare gli scenari e gli esiti di un eventuale ballottaggio.

Sindaco
Era il favorito a detta di tutti, ma che io sappia nessun sindaco ha mai vinto con così poche preferenze (2.081): quanto basta in democrazia, per carità, per vincere e inforcare la carica più volte ambita, ma è evidente che un successone travolgente non è stato.
Anche secondo esponenti del movimento il risultato atteso doveva essere ben più sonoro, ma il voto disgiunto, ancora una volta, ha lasciato il segno e riproposto grandi occasioni di riflessione. Risultato enorme per Polizzotto, che in pochi mesi ha costruito un consenso molto più esteso del preventivabile. Bene anche Norata da questo punto di vista che, pur non “bucando lo schermo” del consenso, è stato premiato da elettori di altre liste ma penalizzato dalla debolezza della propria e dall’errore nel voto degli elettori meno informati.

Consiglio. 
Era noto anche ai “competitors” che la lista “Castelbuono in movimento” avrebbe spopolato: la lista più forte, perché variegata e penetrante in tanti settori della comunità castelbuonese. Seconda, anzi, quasi terza, “L’Ulivo con l’Unità civica di centro” che ha espresso un consenso piuttosto regolare ma appena soddisfacente in un numero troppo elevato di candidati, senza registrare quei picchi attesi dagli esponenti più forti.

Dopo Allegra con “Castelbuono libera” (359 preferenze) è il mancato sindaco Capuana a sbancare con consensi (325), seguito a ruota da Piscitello (314). Per inciso: la Cisl, in queste elezioni, batte sicuramente la Cigl. Poi Mario Cicero (282), sindaco uscente che si discosta dalla cifra prevista dai più (anche se pare abbia appoggiato anche altri candidati della lista). 
Fuori a sorpresa, l’assessore uscente Cucco (86), Fanino Pappalardo (95) e Pietro Ferrauto (77): davvero magro risultato per quest’ultimo, considerato che su di lui presumibilmente confluivano i voti degli ex cari all’Ulivo.
Fuori per legge, ma con un sorprendente risultato personale, Rosaria Mazzola (260) e Dario Di Garbo, che conferma l’ottimo risultato di cinque anni fa (150). 
Fuori per un niente, invece, i due giovanissimi (classe ’87) Alessandro Sarcona (100) e Myriam Spallino (98), alle spalle per un nulla del vice sindaco Fiasconaro (101). Entra in Consiglio Rosario Castiglia (11° di lista con 105 preferenze), vista la nomina ad assessore di Antonio Capuana, e Peppe Genchi, assessore dimissionario quattro anni fa, a rappresentare i giovani dell’opposizione.
In conclusione registriamo quindi: facce nuove (parecchie) e alcuni ritorni di peso (Leta in primis) nella maggioranza, cinque navigati della macchina comunale all’opposizione, certamente capaci di farsi sentire, e il raddoppio delle “quota-rosa” (quattro donne) nel calo generale dell’età media dei consiglieri. La cosa ci fa molto piacere.

Comizi e voto. 
Resto profondamente deluso dal contenuto dei temi trattati nei comizi di questa tornata. Non voglio girarci intorno, e farò anche un approfondimento specifico in seguito, ma il “fango” è stato un condimento troppo presente nelle piazze e nel sottobosco delle prime linee tumminelliane. Poche idee nuove, molta contrapposizione e continua necessità di alludere e disinformare la pancia della gente. Si è puntato troppo sul “referendum anti-Cicero” e poco e niente su una propria idea di Castelbuono. Troppo continuo il tirare in ballo Norata sul tema dei rifiuti, trappola in cui lo stesso è caduto più volte. Senza questi toni e temi Tumminello avrebbe vinto con più margine, ma almeno avremmo assistito ad una gara tra sinergie di uomini propositivi, idee, ancora più entusiasmo.
Qualcuno ha parlato di “stile”; e certamente nei due giorni elettorali i cartellini taroccati dei rappresentati di lista, la presenza esasperante ai seggi (anche dentro i seggi), le telefonate ai pazienti e altro, possono contribuire a definire quello di ognuno, secondo ognuno.

Che forse, anche lo stile, “non significherà nulla”; ma a questo punto mi chiedo cos’è che conta. Oltre i voti, certamente, perché solo con questi si vince.
Per me, ad esempio, conta anche la Verità. E quindi le cose verranno dette.

Rinnovo il mio augurio e il riconoscimento al nuovo Sindaco, in modo sincero e assoluto.