La più grande campagna vaccinale mai realizzata nella storia ha preso il via, da un paio di giorni anche in Sicilia, dando priorità alle persone più esposte al contagio. E tra i primissimi ad essere vaccinati – in quanto operatore sanitario in prima linea – c’è anche un castelbuonese: è il dottore Matteo Venturella, classe ’87, impegnato presso l’Hotel Covid San Paolo, a Palermo, centro specializzato per la degenza di positivi asintomatici al Covid-19.
Abbiamo parlato con lui e raccolto alcune considerazioni, cominciando col chiedergli delle sensazioni vissute nel ruolo da pioniere.
«Tensione, contentezza ed anche emozione, sì. Perché si è consapevoli di far parte di un meccanismo più grande, di vivere da apripista un momento epocale. Quando siamo arrivati nella sala preposta e abbiamo offerto il braccio, è stata per tutti una sensazione quasi magica. Finalmente si apre un concreto spiraglio che ci potrà portare a sconfiggere, più o meno definitivamente, il virus. »
Ma – considerata la strana titubanza dilagante di tanti – la ragione per la quale abbiamo voluto contattare Matteo è innanzitutto legata alla sua testimonianza, da figura competente e per lo più direttamente coinvolta, sull’importanza della vaccinazione. Che siamo felici di riportare:
« Il fenomeno del c.d. “vaccine hesitancy” (l’esitazione vaccinale) è statisticamente sempre presente e naturalmente il caso del Covid-19 non fa eccezione, anzi. Anche perché la rapidità con cui si è riusciti fortunatamente a produrre il vaccino ha aumentato i timori delle persone più sfiduciate e soprattutto di quelle abituate a immaginare complotti di ogni tipo…
Il vero guaio è che il fenomeno si registra, in quote più basse naturalmente, anche nella nostra categoria: tra i medici. In tutta sincerità – prima di esternare considerazioni di ogni tipo – bisognerebbe disporre di un’adeguata conoscenza e comprensione degli studi scientifici che hanno accompagnato la ricerca del vaccino, ammesso che si sia in grado di desumerne il significato. Io l’ho fatto, prima di prendere posizione e propormi da volontario, documentandomi come potevo.

Ad ogni modo, laddove non si riesce con la competenza è inevitabile far posto alla “fiducia”, con la scienza non ci sono alternative. E ciò vale anche e soprattutto per la mia categoria. L’interesse in questo caso è stato straordinario e condiviso tra comunità scientifica, enti e istituzioni di ogni tipo, perché sconfiggere quanto prima questa pandemia era l’unica possibilità, per la politica ad esempio, per arginare un disastro anche economico. Ecco perché si è riusciti a progettare un vaccino in così poco tempo (ndr, vedi immagine in basso): l’interesse, in questo caso, è davvero planetario e oggettivo.
Per questo motivo, chiosa in conclusione il dott. Venturella «ci mettiamo la faccia ma anche il braccio, oltre ad averci messo sin dal principio l’intero corpo, a rischio, in prima linea per contribuire a far uscire l’umanità da questo incubo. Lieti di essere stati tra i primi volontari e provare a servire da sprone nei confronti di colleghi e cittadini tutti ».
E noi lo ringraziamo di cuore per questo.
