“Trasformazione digitale e nuove forme di socialità”. Il south working dimostra che il lavoro è cambiato

Una riflessione dell'avvocato Elisa Vignieri intorno al "lavoro agile" e all'opportunità creata dal progetto "South Working" nato in questi mesi a Castelbuono

Più volte annunciato in chiave avveniristica-profetica, il cambiamento in atto nel mondo del lavoro, non è mai stato tanto più evidente. 

Che lo scenario complessivo del contesto lavorativo stia cambiando è innegabile, al suo interno il lavoro è già agile prima ancora che la legge lo riconosca tale.

D’altra parte, e lo si sa, società e strutture organizzative evolvono, secondo logiche e ritmi intimamente connessi all’evoluzione di fattori sociali, culturali ed economici che un attimo dopo necessitano del giusto apprezzamento, propedeutico alla loro stabilizzazione.

In questo contesto, che assume un andamento a tratti rivoluzionario, protagonista indiscussa è lei: la Digital Transformation che con destrezza e determinazione, impone ai lavoratori resilienza e adattabilità al cambiamento, flessibilità e dinamismo della struttura organizzativa.

Esigenze nuove veicolate dal driver Tecnologia introducono altri modi di concepire la collaborazione tra lavoratori, stravolgono il concetto di ambiente di lavoro, finanche riformulando un vocabolario ricco di parole che anticipano l’evoluzione in corso.

Termini come “lavoro agile” o da remoto, o remote working, descrivono il lavoro svolto dal dipendente o dal professionista in un qualsiasi luogo diverso dal suo ufficio, sia esso, un caffè, una sala o più semplicemente casa propria; Coworking si riferisce piuttosto, ad uno stile innovativo basato sulla condivisione dello spazio tra coloro i quali potrebbero dirsi “nomadi” del lavoro in quanto, portati a viaggiare frequentemente e a rendere il proprio ufficio trasportabile.

Su quest’onda l’ambiente di lavoro ridisegna la sua struttura perdendo progressivamente materialità e accrescendo la componente digitale.

I supporti tecnologici, infatti, si ergono ad elementi essenziali, permettendo alle informazioni di viaggiare sul sempre più efficiente binario della connessione ad internet.

Professioni apparentemente non trasportabili entro la dimensione virtuale, si adattano mano a mano al cambiamento, riformulando stile e abitudini lavorative. 

Neanche a dirlo, le pareti degli uffici e degli studi professionali si assottigliano e si aprono a contesti diversi che accolgono forme nuove di collaborazione e interazione.

Opportunità di scambio nascono dalla condivisione dello spazio stimolando la sinergia tra settori affini e competenze trasversali. 

Si apre un mondo! Un mondo lavorativo nuovo dove il progresso tecnologico promette di non  

isolare ma accresce la possibilità di sviluppo personale e sociale.

Se è vero com’è vero, infatti, che il luogo fisico di lavoro incide sul livello di soddisfazione, identificazione ed appartenenza del soggetto che lo vive; cogliendo come opportunità l’idea di ri- allocarlo in ambienti diversi, si considera la possibilità di utilizzare spazi ad hoc che, per la loro natura artistico, storica e finanche paesaggistica possano veicolare la riqualificazione del territorio. 

Possibilità che nel caso del modello di SouthWorking proposto e di recente realizzato a Castelbuono diventa esperienza concretamente fruibile dall’utilizzatore.  

In questo senso, promuovere la valorizzazione del patrimonio artistico culturale attraverso l’attivazione di spazi di lavoro condivisi consente al fruitore del bene pubblico di beneficiarne non solo per interessi culturali ma, anche per lavoro e attività ad esso correlate.

In quest’ottica, nel preciso momento storico in cui la società lavorativa paventa il rischio di un imbruttimento derivante dall’ “asocialità”, si presenta valida l’alternativa offerta da un progetto che promuove forme nuove di associazionismo e di convivialità fruttuosa. 

L’auspicio, dunque, non può che tendere al consolidamento del progetto realizzato nel comune madonita, il quale peraltro risulta essere il primo caso di offerta pubblica di spazi per il coworking, nella speranza di incoraggiarne la promozione anche altrove.

Elisa Vignieri
avvocato