“Una risposta con 5 anni di ritardo e l’odore di mafia.”

Oggi mi sono svegliato con la luna storta e ho deciso di essere un p? cattivo. Per cui nel numero di oggi di OltreFiumara mi prender? un paio di soddisfazioni personali che hanno un p? l’odore di “vendetta”. La prima riguarda un dibattito che ho avuto con un professore ai tempi del liceo a proposito del potere politico in Italia e dei privilegi di casta giustificati dal professore come equo compenso della professionalit? e responsabilit? assunta dalla classe dirigente. In quell’occasione non ebbi il coraggio di contrabbattere e dovetti chinare mestamente la testa. Oggi, a distanza di 5 anni, lascio la risposta, per conto mio, ad un profeta del nostro secolo purtroppo scomparso, le cui parole hanno un senso di forza e verit? ancora oggi:

pierpaolo_pasolini[…] Mi sono molte volte domandato: da dove nasce in un uomo la vocazione a governare? Che modalit? ha, che necessit? ha, tale vocazione? Assomiglia per caso a quella del recitare, dell’inventare, dello scrivere, del giocare a calcio ecc.? Non sono riuscito a darmi alcuna risposta. La vocazione al governare resta, di per s?, un enigma. Almeno per quanto riguarda la mia esperienza pratica e storica in Italia. Ma il governare ? un fenomeno strettamente legato, anzi, incorporato, con un altro fenomeno: quello del detenere il potere. A mio avviso, dunque, la pura e semplice vocazione al governare, in Italia, almeno, non esiste: ogni vocazione infatti presuppone una qualit?, un talento, senza il quale essa semplicemente non ci sarebbe se non come puro velleitarismo, subito vanificato al primo contatto con la realt?. Una vocazione che invece esiste indubbiamente in Italia, ? la vocazione a detenere il potere. Cosa purtroppo resa attendibile e verificabile da tutti i vantaggi che dal detenere il potere derivano (manipolazione di molto denaro; clientele; sicari). Quindi, a quanto pare, in Italia il governare altro non sarebbe che una noiosa, sgradevole incombenza che deve assumersi chi vuole detenere il potere.[…]

Pier Paolo Pasolini, 11 settembre 1975

L’altra cattiveria ? una mia idea pi? volte espressa che contrasta con la convinzione diffusa (tra gli amministratori ma anche tra la popolazione) della lontananza della cultura mafiosa a Castelbuono, considerata un’isola felice all’interno di un territorio contaminato. Bene, ribadisco che non ? vero, che questa idea ? sbagliata. La mafia c’? e come! Agisce con modalit? diverse da quelle solite che la cultura di massa identifica come tale ma c’? e i segnali sono da molto tempo evidenti. Si ricorda un solo omicidio di mafia avvenuto ormai 20 anni fa ed ? vero che non esiste una famiglia mafiosa di Castelbuono, ma tante altre situazioni devono tenerci in allarme. L’arresto di Lena ? solo l’ultimo di una serie di episodi – per quanto ancora da sottoporre a giudizio -?che lasciano comunque intuire come il nostro territorio faccia gola agli interessi dei padrini. Stessa cosa si pu? dire della vicenda Prisinzano o dei gravissimi arresti per usura di strozzini locali che talaltro ben poco hanno destato scalpore nell’opinione pubblica locale. Penso che bisogna fare attenzione a non cadere nel rischio di cullarci troppo nella nostra beata innocenza. E’ rischioso continuare a dire che a Castelbuono non c’? mafia e sottovalutare anche i pi? piccoli sospetti di manovre e illiceit? ad alto rischio di contaminazione. Non serve a nessuno. Non corrisponde al vero. E ci rende estremamente vulnerabili.

Chiudo cos? questo numero un p? diverso dal solito, e mi scuso con i lettori se ho fuorviato l’impegno preso nel primo numero di essere l’eco di ci? che avviene fuori dal nostro bel paese, di quel che succede, per l’appunto, Oltre Fiumara.

Appuntamento a Gioved? prossimo.