Vincenzo Liarda si racconta. Nel feudo lo Stato ha vinto

[LAVOCEWEB] Vincenzo Liarda ha 45 anni, è un marito, un papà e un allenatore di calcio, oltre ad essere un sindacalista che dal 2010 vive l’incubo di essere minacciato dalla mafia solo per aver avuto l’ardire di agire perché il feudo Verbumcaudo, sequestrato da Giovanni Falcone a Michele Greco, fosse sciolto dalle pastoie burocratiche che non consentivano l’affrancamento allo Stato. Il 24 gennaio scorso, data storica e definitiva di questo lungo iter, mentre a Palermo si siglava l’impegno tra regione e consorzio, a Polizzi Generosa qualcuno recapitava una lettera a casa di Vincenzo Liarda. Due fogli, uno con scritto: ?Non hai vinto e hai condannato la tua famiglia. Pezzo di merda, dovrai sapere che non vivrete più e tu sai che lo faremo. La festa sta finendo. Terra bruciata in un modo o in un altro? Un altro foglio ancora più raccapricciante con tre croci in ordine decrescente, con le iniziali di Vincenzo, di sua moglie e di sua figlia.

Liarda ha ricevuto solo la solidarietà ufficiale di due sindaci del comprensorio e il silenzio degli altri.

Vincenzo hai ricevuto la tredecisima minaccia. Ci racconti cosa è successo?

La mattina del 24 gennaio io sono stato l’ultimo ad uscire di casa, dopo alle 9.30. Non c’era ancora nulla nella buca delle lettere. Dopo le 13.00, mia moglie mi ha chiamato dicendomi della lettera. La cosa importante di questo accordo siglato il 24 gennaio è che il Feudo passa al consorzio Sviluppo e legalità. Lavoreranno le cooperative individuate dall’agenzia dei beni confiscati, ma che di fatto è nelle more che ci siano cooperative di giovani delle Madonie. E in questa cosa io mi sono impegnato con l’appoggio dell’Assessore. La mano della legalità, il logo di Croce Taravella, che avevamo realizzato in occasione delle tre giornate della legalità, a settembre, è il simbolo che rappresenterà il feudo.

Il fatto che la minaccia riguarda anche tua figlia è ancora più terribile.

Io e mia moglie cerchiamo di proteggerla quanto più possiamo, per farle vivere serenamente la sua vita. Un po’ ha capito e ci chiede perchè non le diciamo nulla perchè lei non ha paura. Abbiamo parlato con lei, cerchiamo di risparmiarle certe cose.

Ancora tuttavia non ti hanno assegnato nessuna protezione.

Io so, tramite la Cgil, che a giorni ci dovrebbe essere un Comitato per l’ordine e la Sicurezza in cui si dovrebbe parlare di questa situazione. Non è mia competenza, né una mia prerogativa. Ciascuno si muove secondo le proprie competenze.

Ti preoccupi, hai paura?

Certo. La mia preoccupazione non è nata oggi, ma nel tempo. Cosa posso fare? Non vivo più? Mi chiudo in casa? La prima lettera-minaccia mi è arrivata il 26 aprile 2010 e ricordo che era l’indomani della vittoria del campionato di calcio. Non ho potuto neanche godermi la gioia di quella vittoria. Chi non avrebbe paura? Soprattutto pensando a quest’ultima lettera che sembrerebbe banale nei contenuti, ma si focalizza in modo specifico sulla mia famiglia. Vedere le tre croci con le iniziali della mia famiglia è chiaro che mi destabilizza ancora di più, nella mia normalità.

La squadra che alleni e la comunità polizzana ti sono stati vicini?

Qualcuno mi ha chiamato e con parole molte semplici mi ha manifestato la vicinanza e ho apprezzato ciò. Ma complessivamente la cosa è vissuta con distacco e questa è una cosa che mi fa male. Vedere un atteggiamento di distacco, mi dispiace, quando io, comunque ho parlato e continuerò a farlo affinchè il feudo sia un’opportunità di sviluppo per il territorio. Ribadisco il concetto che lì deve essere creata una cooperativa di giovani delle Madonie in modo chiaro per dare opportunità di sviluppo e una risposta alla legalità e all’occupazione.

Probabilmente la conclusione alla quale si è giunti in questi due anni, in cui la mafia pensava ?non ci riusciranno mai a togliere il feudo dalle pastoie burocratiche?, ma essendoci riusciti, continuano con le lettere, con l’ultima, dal messaggio ancora più forte e non solo nei tuoi confronti. La mafia è in fondo sconfitta. Tu cosa pensi?

Quello che è stato scritto su Verbumcaudo non può essere cancellato né mistificato. È tutto chiaro. Non capisce chi non vuole capire o chi tende ad altre soluzioni. Il Feudo oggi è nelle mani dello Stato e della Legalità. La Regione, con Armao, ha avuto molta determinazione ad acquisirlo e a darlo subito al Consorzio. Ci sono delle risposte che sono chiare. Le ipotesi che ho fatto in questi due giorni sono due. Qualcuno probabilmente ha legato al dito il risultato conseguito con l’obiettivo raggiunto di togliere il feudo ai mafiosi e darlo alla comunità. Perciò il mio impegno ha dato fastidio. Ma l’impegno è di tanti attori che hanno contribuito alla riuscita. In secondo luogo si colpisce me per colpire anche gli altri. Era comunque nato un movimento di giovani.

L’attenzione dell’opinione pubblica che ha manifestato è stata una speranza per tutti noi. Pertanto i mafiosi vogliono affermare che comunque ci sono in ogni passaggio e ci saranno sempre, cercando di dissuadere coloro che possono dare vita a qualcosa che rappresenta un momento di riscatto e di coraggio di alcuni giovani.

Qualche anno fa il Procuratore Lari, in un’intervista ad Espero, nel 2007, per l’esattezza, ha detto che la Mafia più forte si nasconde nelle Madonie. Osservando certi fenomeni si potrebbe dire che le Madonie sono una roccaforte della Mafia?

Io non ho avuto modo di leggere questo articolo, ma so dell’impegno del Procuratore Lari nelle Madonie. Le cose sono abbastanza chiare per tutti. Sono tante le cose che hanno sancito la presenza della Mafia nelle Madonie. Come ho fatto notare in presenza di Grasso, a settembre, ho detto che si c’è bisogno di repressione, ma anche di speranza. Tutti conoscono certi meccanismi, ma ciascuno deve recitare il proprio ruolo. C’è bisogno di risposte di speranza dalle istituzioni, che possano creare un momento di riscatto occupazionale. Le istituzioni devono fare in modo che ci siano le condizioni perchè ciò avvenga.

Giovanni Falcone ci ricordava che la Mafia non è solo quella che uccide. Ritornando a questo fatto culturale che diresti?

Per come vivo il territorio, sono sempre più convinto che se c’è un rapporto sinergico tra le diverse istituzioni: scuola, chiesa, famiglia e tutto ciò che il mondo dell’associazionismo riesce ad attivare in un momento culturale alto, allora la speranza per le nuove generazioni e per noi adulti è alta. Ma se noi pensiamo che il problema deve essere risolto da altri, il problema non lo risolveremo mai. Lo dico, non solo a malincuore, ma soprattutto guardando al mio ruolo di genitore. Io a mia figlia non posso dire la responsabilità è degli altri e poi non fare nulla per essere da esempio per lei.

28.01.2012
Mirella Mascellino