“Ciò che è facile o piacevole da vivere” è questa la definizione che lo Zingarelli dà della parola “vivibile”. Parola di cui sentiremo parlare spesso, visto che il principale obiettivo di un sindaco – quello su cui costruire principalmente il consenso – è quello di rendere vivibile, o più vivibile, il luogo che amministra.
Nel nostro trafficato contesto paesano, ci accorgiamo come la vivibilità sia quasi esclusivamente legata alla viabilità. Urge un paese più viabile, più percorribile, dicono a destra e a manca: Una miglior viabilità implica una maggior vivibilità.
Ma siamo sicuri che il castelbuonese voglia un paese più vivibile?
Riflettendo sull’accezione semantica di vivibilità citata sopra, rimango perplesso dinanzi a quel “ciò che è facile o piacevole da vivere”. Il garantire la vivibilità del nostro Villaggio, ad esempio chiudendo al traffico il centro storico, comporta delle scelte “non facili” per il castelbuonese quindi poco vivibili.
Lasciare la macchina a casa e camminare a piedi “non è facile da vivere”. Non facile per chi va a fare la spesa, non facile per chi carica e scarica merce, non facile per il commerciante, non facile per la vedova che va al cimitero, non facile per i bambini che vanno a scuola quando piove. Non facile, quindi poco vivibile. Tutte ragioni che, per carità, legittimano l’uso del mezzo privato.
Sappiamo bene però come anche non trovare un parcheggio a meno di 5 metri dalla suocera o dalla farmacia, “non è facile da vivere”; posteggiare ove possibile e attraversare a piedi le viuzze interne, anziché circumnavigare l’intero paese con l’auto, “non è facile da vivere”.
Facile da vivere, quindi vivibile, è invece posteggiare bloccando una strada per comprare un pacco di sigarette o intralciare il traffico in via Cefalù inventandosi un posteggio creativo per un caffè.
La gente è convinta che è tutta una questione di sensi vietati, di controsensi o di sensi unici senza senso, il vero problema è invece il senso civico, l’unico senso che manca.